Preparatevi, brava gente, perché sta arrivando in gran pompa l’ultimo beniamino degli oppressi del Mezzogiorno, il risollevatore delle grigie sorti meridionali, l’aspirante “sindaco d’Italia”: Cateno De Luca, il nuovo che è avanzato dal Comune di Messina. Classe 1972, sindaco più ricco del Paese nel 2021 (1 milione e 600 mila euro dichiarati, più del collega veneziano Luigi Brugnaro), De Luca condivide con il più famoso omonimo Vincenzo, ‘o presidente della Campania, la lingua sciolta e i toni da capopopolo (e in più una punta di pittoresco estremo: nel 2007, giovane deputato all’Assemblea Regionale, a una conferenza stampa si fece trovare a petto nudo, fasciato alla vita dalla bandiera con la trinacria, sic). Finora non ce l’ha fatta, però, a coronare il sogno inseguito da dieci anni a questa parte: conquistare la presidenza della Regione Sicilia. Subita una teorica battuta d’arresto nel 2017, quando, pochi giorni dopo essere stato al parlamentino regionale, fu arrestato con l’accusa di evasione fiscale, diventò comunque primo cittadino della sua Messina contro il centrodestra, continuando poi la carriera politica, fino all’assoluzione piena al processo penale nel gennaio di quest’anno e alle dimissioni volontarie da sindaco, così da candidarsi per la terza volta a presidente regionale. Non senza riuscire, nel frattempo, a far insediare a proprio successore un suo uomo, restando così il sindaco-ombra e, da lì, sistemare i tasselli della campagna elettorale ormai alle porte.
Una doppia campagna elettorale, perché Cateno punta non solo a Palazzo dei Normanni, l’indirizzo del potere in Regione a Palermo, ma anche, modestamente, a razzolare un gruzzolo di parlamentari a Roma per ritagliarsi, hai visto mai, una posizione determinante in qualche futura maggioranza. Su 600 eletti che usciranno dalla tornata del 25 novembre, i siciliani in tutto formeranno una pattuglia di 48 fra deputati e senatori, l’8% del parlamento. De Luca si presenterà con una lista nuova di zecca, “Cateno sindaco d’Italia - Sud chiama Nord”, puntando al 4% nazionale con la carta del meridionalismo d’antan, sintetizzato così da uno dei suoi candidati, l’avvocato Carlo Taormina capolista in Lazio: “I guai sociali, economici, imprenditoriali e morali dell’Italia hanno la principale causale nel grande divario tra nord e sud che costringe le popolazioni meridionali ad un ruolo subalterno dal punto di vista della evoluzione della società ,ed è, al tempo stesso, la ragione delle sofferenze del nord sul piano della crescita economica e tecnologica”. Per la cronaca Taormina, vecchia conoscenza dei talk radio e tv, già berlusconiano di ferro poi gustosamente passato al M5S (non senza contestazioni da parte di grillini stomacati), era il legale di De Luca al processo per fatture false.
Un altro ex pentastellato, oggi praticamente il numero due del buon Cateno, è l’europarlamentare Dino Giarrusso, entrato nella formazione deluchiana “Sicilia vera” (che nelle schede farà tris assieme a “Orgoglio siculo” e, naturalmente, a “De Luca sindaco di Sicilia”). Al gruppo di imbarcati si è aggiunto pure Ismaele La Vardera, ex Iena televisiva come Giarrusso ed ex candidato 5 Stelle a Palermo. Non pago di tutti questi volti nuovi, il nuoverrimo De Luca pare sfodererà come nome di prestigio, addirittura candidandolo a premier, lo scrittore Pino Aprile, meridionalista doc. “Un nuovo modello politico amministrativo”, promette il sindaco dei sindaci, in cui “non può esserci spazio per alcun individualismo”. Come non credergli, ammirando lo sfolgorìo dei non nuovissimi catenacci della politica che sta mettendo in fila con certosina alacrità. All’appello manca solo Red Ronnie, con cui nel settembre 2021 l’allora sindaco messinese fece un “Blitz al museo regionale di Messina”, con tanto di video elettoralistico a favor di social, dopo che il critico musicale no vax si era rifiutato di esibire il Green pass per rendere edotto il mondo, ingrato e ignorante, che là dentro, vedi a volte le scoperte, ci sono due quadri di Caravaggio. Forza Cateno, facce sognà: il prossimo giro, chiama i Ferragnez.