Un cortocircuito che ha mandato in tilt i sismografi politici di molti commentatori italiani. Lui è ucraino, ma ha tatuato Putin sul petto (all’altezza del cuore). È un’artista, più volte paragonato a Nureyev, ma da molti considerato a dir poco controverso. Si tratta di Sergei Polunin, che dal 2019 è atteso all’Arcimboldi di Milano con il suo spettacolo, rinviato più volte per via del Covid e di alcuni infortuni e finito sotto i riflettori a marzo di quest’anno, dopo l’inizio della guerra. Molti lo ricorderanno nel video di Take me to Church, il famosissimo brano di Hozier che ormai conta oltre 30milioni di visualizzazioni solo su Youtube.
Farlo esibire o non farlo esibire? Questo è il dilemma. C’è anche da dire che sta tentando di cancellare il tatuaggio del presidente russo e quello, fatto sull’addome, del sole nero, la runa che il nazista Himmler usò per decorare la pavimentazione della sua abitazione. Tuttavia ha più volte definito Putin «la mia luce» e in un momento critico come questo, si sta pensando di annullare le date previste per il prossimo gennaio, in cui avrebbe dovuto portare sul palco il balletto Rasputin – Dance Drama. Ma chi è il ballerino più discusso del momento?
Polunin nasce il 20 novembre del 1989 a Cherson. Sempre identificatosi come russo, non ha mai nascosto la sua ammirazione per Vladimir Putin, tanto da tatuarsi appunto il volto del leader del Cremlino in pieno petto. Il padre si trasferirà presto in Portogallo e lui vivrà a Kiev con la madre. A soli 10 anni, dopo una brevissima parentesi in una scuola di ginnastica artistica, decide di fare un’audizione per il Kiev’s State Choreographic Institut, che le seleziona immediatamente. Inizia così una carriera vertiginosa che lo porterà sul tetto del mondo della danza.
Tra i suoi “record”, si ricorda quello del 2010, quando venne nominato primo ballerino del British Royal Ballet, dopo 7 anni di borsa di studio ottenuti grazie alla Rudolf Nureyev Foundation. Il più giovane primo ballerino della storia del Royal Ballet, 19 anni soltanto. Un evento senza precedenti che si concluderà nel mistero solo due anni più tardi, con le sue dimissioni, nonostante la collaborazione con il corpo di ballo fosse ottima. Sembra che l’arista in lui «stava morendo».
Dopo svariati ingaggi la consacrazione al gande pubblico arriva nel 2015, quando David LaChapelle lo vorrà come protagonista del video di Take me to church, del cantante pop Hozier. Nel 2016 uscirà anche un documentario sulla sua straordinaria carriera, Dancer.
Il successo lo porta nel mondo del cinema, una prima volta in Red Sparrow, film di Francis Lawrence del 2018 con protagonista Jennifer Lawrence, e poi come conte Andrenyi nel film Assassinio sull’Orient-Express di Kenneth Branagh. Ma forse il ruolo a lui più appropriato arriverà con The White Crow di Ralph Fiennes, film sulla vita di Rudolf Nureyev, dove Polunin interpreterà il ballerino russo Yuri Soloviev.
Ma iniziano le controversie. A fine 2018 e inizio 2019 pubblica dei commenti omofobi sui suoi social, alternati a elogi sperticati per Vladimir Putin, presunto oppositore di un ordine mondiale: «Grazie Vladimir Putin per tenere l’Ordine Mondiale lontano dall'ottenere il potere sul mondo». Queste uscite porteranno l’Opéra di Parigi ad annullare il contratto firmato per alcuni spettacoli del ballerino. Nel 2020 nasce suo figlio Mir, che in russo vuol dire “Pace”, avuto con la danzatrice sul ghiaccio Elena Il’inych.
Nel 2022, con lo scoppiò del conflitto in Ucraina, Polunin si è completamente schierato dalla parte della Russia ed è stato più volte invitato a partecipare alle cerimonie del governo di Mosca. Le date previste all’Arcimboldi di Milano ad aprile erano state rimandate per un suo infortunio, ma ora che si avvicinano il 28 e il 29 gennaio, è il teatro a prendere posizione, nonostante alcune proteste di chi, nel corso di quest’anno, aveva già comprato il biglietto e stava attendendo da tempo l’esibizione. Il mese scorso ha anche pubblicato un post a favore della pace tra Occidente, Kiev e Russia.