Ayman Al-Zawahiri, il chirurgo di origine egiziana diventato jihadista che aveva assunto la guida di Al Qaeda dopo l'uccisione di Osama Bin Laden, secondo funzionari statunitensi è stato ucciso da un attacco tramite droni a Kabul, in Afghanistan. Aveva 71 anni ed era ritenuto tra i principali fautori degli attacchi dell'11 settembre contro gli Usa.
Mentre Bin Laden, ucciso da un raid dei Navy Seal americani nel 2011, era ampiamente considerato la mente terrorista di quegli attacchi, molti esperti di antiterrorismo consideravano Al-Zawahiri ancora più responsabile. Secondo Tawfik Hamid, un ex militante islamista che ora studia l’argomento, Al-Zawahiri sarebbe stato il leader più influente tra i due, anche più dello sceicco del terrore.
Con il suo turbante bianco e la folta barba grigia, la fronte segnata da lividi (c’è chi diceva per le frequenti preghiere e chi per il calco di un fucile) Al-Zawahiri aveva poco del carisma di Bin Laden, ma è stato ampiamente descritto come la spina dorsale intellettuale di Al Qaeda: “Il suo direttore operativo – riferisce il New York Times – il suo dirigente delle pubbliche relazioni e una profonda influenza che ha aiutato Bin Laden, nato in Arabia Saudita, a trasformarsi da predicatore carismatico in un terrorista mortale con portata globale”.
Dopo l’uccisione di Bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan, Al-Zawahiri aveva pubblicato un video di 28 minuti in cui, con un fucile sullo sfondo, aveva promesso che Bin Laden avrebbe continuato a terrorizzare l’America anche dopo dopo la sua morte. In realtà durante il periodo con l’egiziano alla guida di Al Qaeda l’influenza globale dell'organizzazione è diminuita, con la contemporanea ascesa dello Stato Islamico (Isis), ma il gruppo è rimasto una minaccia, con attentati messi in atto da affiliati in diversi Paesi. E il medico, al quale tutti hanno giurato fedeltà, alla sua morte era ancora uno dei terroristi più ricercati al mondo.
Dopo la sua adolescenza in un sobborgo di lusso del Cairo, Al-Zawahiri ha condotto un’esistenza segnata da fughe e nascondimenti, scontando pene detentive in Egitto e Russia e venendo braccato da nemici e autorità antiterrorismo statunitensi, che gli avevano messo sulla testa una taglia da 25 milioni di dollari. Eppure sembrava sempre essere un passo avanti, celato tra le grotte e gli anfratti dell’Afghanistan e nelle aree tribali del Pakistan. In almeno un’altra occasione era stato dato per morto, per poi riemergere con messaggi video e audio. Ora pare che per lui sia finita per davvero.