Nuovo episodio sanguinoso e nuovo mistero, in relazione al caso di Ilaria Alpi, giornalista del Tg3 uccisa assieme all’operatore Miran Hrovatin a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994: è stato ucciso Hashi Omar Hassan, il somalo prima condannato e poi assolto (con tanto di risarcimento milionario da parte dello Stato italiano per la detenzione durata 17 anni) per l’omicidio dei due reporter. Hassan è stato dilaniato dall’esplosione di una bomba piazzata sotto il sedile della sua auto. Ventotto anni dopo, ancora morte e ancora domande che forse non avranno mai una risposta soddisfacente. E anche questa volta c’entra l’Italia.
Secondo il suo storico avvocato, il somalo sarebbe stato ucciso per i 3 milioni di euro ricevuti dal nostro Paese: “Sono stati i terroristi islamici – le parole di Antonio Moriconi all’Ansa – nessun dubbio. Lo hanno ammazzato a scopo di estorsione per i soldi che aveva ottenuto per l'ingiusta detenzione in Italia. Sono persone in cerca di soldi e se non sei d'accordo con loro ti uccidono. […] Il clan a cui apparteneva Hashi ha legami con il nuovo governo. Lui, da quando era tornato in libertà, dopo il processo di revisione che lo aveva completamente scagionato, voleva fare qualcosa per il suo Paese. Sognava di inserirsi nel settore dell'import-export. Faceva a volte tappa in Italia, ma andava anche in Svezia dalla figlia e poi da amici in altre città d'Europa. […] Quei soldi però lo hanno ammazzato. Perché i terroristi lo hanno saputo ed evidentemente, dopo che lui non ha ceduto a qualche estorsione, lo hanno fatto saltare in aria. La tecnica del suo attentato dice tutto”.
Il caso Alpi: la cronistoria
20 MARZO 1994 – Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vengono uccisi da un commando somalo a Mogadiscio. I due erano nel corno d’Africa per seguire la sanguinosa guerra tra fazioni nel Paese e la missione Onu “Restore Hope” lanciata dagli Usa con l’appoggio di numerose nazioni alleate tra cui l’Italia.
22 MARZO 1994 – Viene aperta un’inchiesta dalla Procura di Roma ed emerge che sul corpo della giornalista non è stata fatta l’autopsia.
9 APRILE 1996 – Il pm iscrive sul registro degli indagati quale ipotetico mandante del delitto il sultano di Bosaso, Abdullahi Mussa Yussuf, l'ultima persona che la Alpi aveva intervistato prima di morire. La posizione del sultano sarà poi archiviata.
8 MAGGIO 1996 – Il corpo di Ilaria Alpi viene riesumato per una nuova perizia, ma continua a non essere chiaro se il colpo che ha ucciso la cronista sia stato sparato a bruciapelo o a distanza.
12 GENNAIO 1998 – Hashi Omar Hassan viene arrestato per concorso in duplice omicidio volontario viene arrestato. Il somalo viene indicato come componente del commando.
20 LUGLIO 1999 – Hassan viene assolto dalla Corte di Roma “per non aver commesso il fatto”. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna al carcere a vita.
24 NOVEMBRE 2000 – La Corte d’appello ribalta la sentenza di primo grado e condanna Hassan all’ergastolo. I genitori di Ilaria però non sono soddisfatti: “Vogliamo i mandanti veri”, commentano.
10 OTTOBRE 2001 – La Corte di Cassazione conferma la condanna per omicidio volontario ma rinvia il procedimento per un nuovo esame a un’altra sezione della Corte d’appello, annullando la sentenza di secondo grado limitatamente all'aggravante della premeditazione e alla mancata concessione delle attenuanti generiche.
10 MAGGIO 2002 – Comincia il processo d’appello bis, nell’ambito del quale vengono sentiti dirigenti e funzionari della Digos, del Sismi e del Sisde. Rimane il segreto sulle due fonti che nei mesi precedenti avevano fornito elenti su mandanti ed esecutori del duplice delitto.
26 GIUGNO 2002 – Per Hassan c’è la condanna a 26 anni.
31 LUGLIO 2003 – Viene foarmata la commissione parlamentare d'inchiesta Alpi-Hrovatin. A presiederla, l’avvocato Carlo Taormina.
23 FEBBRAIO 2006 – La commissione si divide: ufficialmente si pronuncia per un tentativo di rapina o di rapimento “conclusosi accidentalmente con la morte delle vittime”, ma una versione alternativa invece ipotizza che Ilaria Alpi avesse scoperto un traffico di armi e di rifiuti tossici illegali nel quale erano coinvolti anche l'Esercito e altre istituzioni italiane.
10 LUGLIO 2007 – La Procura di Roma chiede l'archiviazione dell'inchiesta-stralcio sull’omicidio, non ritenendo possibile accertare altre responsabilità oltre a quella di Hassan.
14 FEBBRAIO 2010 – Il giudice boccia la richiesta di archiviazione e ordina nuovi accertamenti: secondo il gip Emanuele Cersosimo il caso Alpi sarebbe stato un omicidio su commissione, con l’intento di far tacere i due reporter.
23 NOVEMBRE 2010 – Inizia il processo contro Ali Ahmed Ragi (detto “Gelle”), il principale accusatore di Hassan. L’ipotesi di reato è la calunnia. Si costituiscono parte civile la madre di Ilaria e lo stesso Hassan.
18 GENNAIO 2013 – Il tribunale di Roma assolve Ragi. Per i giudici della seconda sezione penale, il testimonie chiave non avrebbe mentito.
16 DICEMBRE 2013 – Su iniziativa della presidente della Camera Laura Boldrini viene avviata la desecretazione degli atti delle commissioni d'inchiesta sui rifiuti e sul caso Alpi. Desecretazione che si concretizzerà nel maggio 2014.
16 FEBBRAIO 2015 – Gelle, che nel frattempo è andato all’estero, ritratta dall’Inghilterra a Chi l’ha visto?: “Hassan è innocente, io neanche ero presente al momento dell'agguato. Mi hanno chiesto di indicare un uomo”, sostiene.
14 GENNAIO 2016 – Su istanza degli avvocati di Hassan, la Corte d’appello di Perugia riapre il processo di revisione per il somalo condannato. Sulla stessa linea pure il procuratore generale e le parti civili, cioè la Rai e la madre di Ilaria Alpi, che prima dell'udienza abbraccia Hassan.
19 OTTOBRE 2016 – Hassan viene assolto dall’accusa di duplice omicidio e dichiarato subito libero.
17 FEBBRAIO 2017 – La Procura di Roma avvia una nuova inchiesta sulla “gestione” di Gelle in Italia.
4 LUGLIO 2017 – Nuova richiesta di archiviazione dell’incheista sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: per i pm non esiste neppure alcuna prova di eventuali depistaggi.
26 GIUGNO 2018 – Il gip Andrea Fanelli respinge la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e dispone ulteriori accertamenti.
6 FEBBRAIO 2019 – La procura di Roma chiede per la seconda volta al giudice di archiviare l’inchiesta: i nuovi elementi considerati, è la motivazione, si sarebbero “rivelati privi di consistenza”.
13 MARZO 2019 – Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti e Usigrai fanno formale opposizione alla richiesta di archiviazione. La famiglia della giornalista chiede di approfondire nuovi spunti investigativi.
4 OTTOBRE 2019 – Il gip rigetta per la seconda volta la richiesta di archiviazione avanzata del pm e dispone pure l’acquisizione di atti relativi alle indagini sulla morte del giornalista Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia nel 1988.
Dopo tutti questi anni ancora non c’è giustizia né verità. E probabilmente, purtroppo, non ci sarà mai.