Filippo Turetta sta per tornare in Italia, domani mattina prenderà un volo da Francoforte diretto a Venezia, dove, appena atterrato, gli sarà notificato l’ordine di custodia cautelare in carcere per il sequestro e l’omicidio della sua ex fidanzata, la ventiduenne Giulia Cecchettin. Verrà poi portato nel carcere lagunare di Santa Maria Maggiore, dove sarà interrogato dal giudice. Il ragazzo, secondo gli investigatori, durante la sua fuga avrebbe dormito sempre in auto. Auto che è stata decisiva per la sua cattura. Turetta, al momento dell’arresto, non ha opposto alcuna resistenza confessando subito il delitto di cui si era macchiato: “Ho ucciso la mia ragazza”. Ha raccontato poi di aver tentato di suicidarsi, ma senza mai trovare il coraggio di farlo. La polizia tedesca ha fatto una prima analisi del mezzo: “Non risulta incidentato e non risultano segni evidenti di sostanza ematica”, hanno scritto nel loro rapporto. I carabinieri andranno a recuperarla per sottoporla alle analisi scientifiche del Ris. Nella Punto sono stati trovati un marsupio con all’interno guanti e coltello, una borsa con i vestiti usati, le scarpe macchiate di sangue e il cellulare di Turetta. Al momento nessuna traccia del nastro adesivo rinvenuto sul luogo dell’aggressione.
Giulia poteva essere salvata? La sera in cui si è consumata la tragedia in testimone ha raccontato di aver sentito qualcuno urlare “mi fai male”, e di aver visto un uomo calciare una figura a terra. Tuttavia, senza riuscire a prendere la targa dell'auto. Questo il suo racconto a Chi L'ha Visto: “Ho sentito urlare nel parcheggio di fronte a casa mia e ho capito che c'era un litigio. In quel momento ho avuto paura. Non sapevo se si stessero picchiando. Li ho visti litigare di fronte al parcheggio. Sentivo delle urla di donna. Ho chiamato i carabinieri”. La registrazione della telefonata del testimone verrà acquisita dalla Procura della repubblica di Venezia. Quel che certo è che dopo la segnalazione nessuna pattuglia raggiunse il luogo della lite.