Il caso di Giulia Cecchettin ha scosso in modo quasi del tutto inedito la società italiana, contribuendo a riportare l’attenzione sul tema della violenza di genere e della difficoltà di gestire relazioni definite il più delle volte “tossiche”. Un audio pubblicato da Chi l’ha visto? è ora al centro della discussione e c’è chi si chiede se, stando ai toni e alle parole di Giulia, fosse possibile o meno prevedere quando sarebbe poi accaduto e, dunque, poter consigliare alla ragazza di evitare l’ultimo incontro con Filippo Turetta. Abbiamo contattato il dottor Matteo Merigo, psicologo e psicoterapeuta, che commentando la traccia vocale diffusa mercoledì 22 dice: “Noi troviamo il ricatto, la manipolazione, il controllo che avviene nella modalità in cui Filippo dice: sto male, soffro, se però esci con me starò meglio, non mi sentirò più depresso. C’è un’intrusione nella vita della ragazza e tra le righe vediamo anche l’intimidazione di fondo. Il messaggio inviato all’amica è chiaramente un messaggio di una ragazza che non sa come uscirne e si sente persino in dovere di tamponare le sofferenze dell’ex fidanzato, quasi per via di un senso di colpa”. Tuttavia, quanto avvenuto ci porta ad affrontare un tema anche più generale: “È della violenza che si dovrebbe parlare, della relazione buona. Ne abbiamo sentite di ogni in questi giorni, non solo femminicidi. Una ragazza che sfregia la nuova fidanzata del suo ex, mamme che aggrediscono i loro bambini, il revenge porn e le aggressioni di gruppo. Quello che è chiaro è che si deve impostare un lavoro fin dalla tenera età”.
Dall’audio, per contenuti e tono di voce, era possibile prevedere quanto sarebbe accaduto?
Purtroppo, come tante altre situazioni, ne parliamo a posteriori. Era prevedibile? Sì e no. Dall’audio si comprende che c’era una situazione molto complessa. Cercava una via di uscita, ma neanche lei avrebbe pensato si sarebbe potuti arrivare a questo punto. Però c’erano certamente dei campanelli dall’allarme.
Molti accusano le amiche, che avrebbero dovuto comprendere la situazione e consigliare a Giulia di non continuare a uscire con Filippo. Davvero possiamo dare a loro una parte di colpa?
Ma molto probabilmente le amiche le avranno anche suggerito di non uscire più con Filippo. Però quello che Giulia sta provando a tirar fuori è un’altra cosa: lei avrebbe voluto che la situazione si risolvesse in modo pacifico.
In questi giorni le forze politiche sembrano aver concordato sulla necessità dell’educazione affettiva. Una prima proposta della maggioranza è stata approvata ma ci sono alcuni elementi che lasciano scettici: il programma non sarà obbligatorio per le scuole, per partecipare servirà il consenso dei ragazzi e anche dei genitori, sembra che per ogni scuola aderente verrà formato un docente dell’organico e non ci si affiderà a esperti del settore. Non le sembra più una “pezza politica” di propaganda che non una proposta seria?
Credo che il progetto non sia obbligatorio perché ha ancora un valore di sperimentazione. Ma vedendo anche altri dati, come la depressione diffusa tra gli adolescenti, saranno più i giovani che vorranno partecipare, mentre le famiglie lo considereranno qualcosa di superfluo. Il problema è che si sta affidando questa cosa a docenti che sono già carichi di lavoro, che dovranno prepararsi per un nuovo programma senza avere una formazione da esperti. Poi possono comunque fare bene, ma io affiderei questi corsi a psicologi e a psicologhe che non solo abbiano competenza su quell’età evolutiva ma, in seconda battuta, anche sulla sessualità.
Se quell’audio lo avesse sentito uno psicologo o uno psicoterapeuta, cosa avrebbe consigliato a Giulia?
Avrebbe cercato di avvisare anche le famiglie, chiedendo l’autorizzazione alla ragazza ovviamente, e le avrebbe detto di stare attenta, di non uscire, di non vederlo e di fare in modo di avere quei meccanismi di controllo. Le soluzioni ci sono. Di fronte ad audio del genere una ragazza dovrebbe anche andare dalle forze dell’ordine. Spesso purtroppo anche le ragazze stesse sottovalutano certi elementi. Lo psicologo o psicoterapeuta è tenuto al segreto professionale ma in casi di emergenza del genere può violarlo, dopo essersi consultato con un legale, assumendosi la responsabilità del gesto, e comunicare quanto appreso dalla ragazza.
È bene che le ragazze e i ragazzi, di fronte anche a quelli che normalmente vengono percepiti come degli atteggiamenti tipici dell’età, contattino persone esperte fin da subito? Non siamo più in grado di lasciarci senza una mediazione degli adulti?
Nella nostra società esistono molti strumenti, anche terapeutici. Meditare da soli può essere utile, per carità, ma se si arriva a queste situazioni è proprio perché non si riesce ad avere a una via di uscita. L’educazione all’affettività, l’educazione alla sessualità, imparare a conoscere il proprio corpo, possono contribuire anche a una riflessione sul rispetto del sé. L’aiuto di qualcuno serve anche per offrire un lavoro terapeutico, di gestione, utile a comprendere perché io, per prima, non riesco a staccarmi da questa situazione.
Oltre a prevenire la tragedia intercettando degli aspetti critici del rapporto, si può lavorare dall’inizio per costruire una relazione completamente scevra da questo genere di comportamenti?
Tutte le relazioni sono in evoluzione. Il tema è di cercare di capire i segnali. In tante relazioni si possono vivere delle difficoltà e quindi diventa significativo capire se quella relazione può funzionare o meno. Lavorare da subito si può. Serve un lavoro costruttivo, serve parlare, serve non farsi intimidire.