Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, sembra non voler giungere a una conclusione definitiva. A 18 anni dal delitto, Andrea Sempio, l'uomo che inizialmente era stato scagionato, è tornato al centro delle indagini e questa volta sotto accusa in modo ufficiale. Oggi si è dovuto presentare alla caserma di Milano, accompagnato dal suo avvocato per sottoporsi al test del DNA, dopo aver inizialmente rifiutato di farlo in seguito all’avviso di garanzia. Questo esame, disposto in modo coattivo, è stato effettuato presso la Sezione Investigazioni Scientifiche della Caserma Montebello, nell’ambito di un nuovo approfondimento sulle prove legate al caso. Nel 2017, l’indagine era stata avviata a seguito della difesa di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio, e il legale di Sempio, Massimo Lovati, ha ribadito che all'epoca il test era stato rifiutato perché si voleva un'ordinanza del Gip, in modo da garantire l’imparzialità degli accertamenti. Lovati ha poi dichiarato che l'intera vicenda legata alla morte di Chiara Poggi è stata costruita su una “macchinazione” e che Andrea non cercava Chiara ma solo l’amico Marco, come sostiene da sempre. "Se avesse saputo che Marco non era a casa, non l’avrebbe mai chiamata", ha aggiunto il legale, minimizzando il coinvolgimento del suo assistito. Le dichiarazioni di Lovati hanno fatto sollevare polemiche, come quella dell’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis, che ha interpretato le parole del collega come un attacco diretto alla Procura. Ma perché Sempio è tornato sotto i riflettori? La richiesta di riapertura del caso è stata avanzata dalla difesa di Stasi, che ha presentato una consulenza sul DNA ritenuta "molto chiara" dai suoi genetisti.


A spingere per nuovi accertamenti sono anche i risultati di altre verifiche di parte che metterebbero in discussione la possibilità di stabilire con certezza il numero di scarpe con suola a pallini che l’assassino avrebbe lasciato sul pavimento della villetta di Chiara. La Cassazione ha dato il via libera all'apertura di nuove indagini, in un contesto in cui Sempio, pur essendo stato inizialmente nel registro degli indagati, era stato poi scagionato. Dopo 18 anni di silenzio, nuovi elementi sono emersi, tra cui tre telefonate effettuate da Sempio il 4, 7 e 8 agosto 2007, tutte particolarmente brevi e sospette. Seppur fosse a conoscenza del fatto che Marco fosse in vacanza con i genitori, Sempio avrebbe chiamato Chiara tre volte in quei giorni. Inoltre, l’analisi dei tabulati telefonici e i risultati delle celle mostrano che Sempio si trovava a Garlasco proprio nell’orario compatibile con l'omicidio. Un altro elemento inquietante è lo scontrino di un parcheggio a Vigevano che Sempio aveva conservato per oltre un anno, giustificato come prova di un alibi. Questo particolare ha suscitato dubbi tra gli inquirenti, che ipotizzano che si tratti di una prova precostituita per coprire eventuali tracce di colpevolezza. Ma le incongruenze non finiscono qui. Il caso si arricchisce anche di tracce di DNA, come quelle trovate sui margini delle unghie di Chiara, che porterebbero nuovamente a Sempio. Inoltre, sono state ritrovate impronte di dita e sangue sulla porta della villetta, mai analizzate prima. E ci sono anche i capelli trovati sul lavandino della casa, un altro possibile indizio da non trascurare. Il caso di Garlasco, già celebre per la condanna di Stasi, è tornato a far parlare, con nuove e scomode piste che potrebbero svelare scenari inediti. Il mistero, che sembrava chiuso, potrebbe avere una nuova evoluzione.

