Due verbali. Stessa data, stessa ora, stessa intestazione. Ma con contenuti diversi e firme invertite. È l’ennesimo paradosso dell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di famiglia a Garlasco il 13 agosto 2007. A rimettere tutto sotto la lente è stata l’ultima puntata di Zona Bianca, in onda su Rete 4, dove si è parlato dell’ormai 57esimo errore di un’indagine che continua a mostrare falle da manuale, e non solo. Al centro del dibattito, due “annotazioni di polizia giudiziaria” redatte dai carabinieri la mattina stessa del delitto. Sulla carta sembrano identiche: stesse intestazioni, stesse tempistiche. Ma se le si confronta, i conti non tornano. Le firme dei militari sono in ordine invertito. E soprattutto, uno dei due verbali non riporta dettagli fondamentali presenti nell’altro, come la frase: “Entravamo senza i calzari, con indosso le scarpe di servizio”. Un dettaglio non da poco, se si considera che una parte della ricostruzione ruota proprio intorno alla possibile contaminazione della scena del crimine. «Non l’ha uccisa Stasi, non l’ha uccisa Sempio. L’ha uccisa un sicario, assoldato da una organizzazione criminale che ha dovuto sopprimere Chiara Poggi perché era diventata scomoda. Aveva scoperto cose che non avrebbe dovuto scoprire e che potevano essere deleterie per soggetti di alto potere». Lovati parla di “Garlasco anni ’90 e 2000”, un paese piccolo ma pieno di “merda”. Proprio così. Secondo Tosatto, che ha fatto il viaggio con lui, lì si muoveva di tutto: prostituzione, traffico di minori, droga, armi, rifiuti, servizi segreti. Una specie di Twin Peaks in salsa pavese, ma senza la poesia.

In studio, l’avvocato Antonio De Rensis è stato il primo a far notare la gravità dell’incongruenza: “Qui la cosa grave è che ci sono due verbali che dicono cose diverse: stessa ora, stesso giorno, in uno firma prima uno e nell'altro firma prima l'altro. Questa è un'anomalia che in un'indagine normale non può accadere”. Il conduttore Giuseppe Brindisi ha incalzato: “Uno di questi è falso?”. La risposta del giornalista Andrea Brindani è stata netta, anche se diplomatica: “Nemmeno io voglio parlare di volontarietà, di malafede, però avete appena scoperto il 57esimo errore di questa indagine. Forse non è uno dei più gravi, ma non vorrei che domani cominciassimo a sentire qualcuno che dice: "Eh, ma capita”. De Rensis, senza girarci troppo intorno, ha rilanciato: “Mi si spiega perché due verbali identici hanno le firme invertite e riferiscono particolari antitetici? Certamente è dovuto a stanchezza…”, chiudendo con un’amara ironia che sa più di accusa che di attenuante. Intanto, mentre Alberto Stasi è ancora in carcere, condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata, il caso del delitto di Garlasco continua a fare rumore. Forse perché, a distanza di 18 anni, non è solo una storia di sangue, ma una storia di carte scritte male, piste ignorate e domande a cui nessuno ha voluto, o potuto, rispondere davvero.

