È attesa a giorni la perizia medico legale sul caso della morte di Liliana Resinovich, scomparsa tre anni fa e poi ritrovata cadavere in un boschetto vicino l’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Tre anni in cui le domande sul mistero della sua morte non hanno fatto altro che aumentare, rendendo la sua storia il giallo perfetto di cui non si fa che parlare nelle varie trasmissioni televisive. Il motivo principale? Liliana è morta immediatamente dopo la scomparsa, o poco prima che il suo corpo venisse ritrovato? La speranza è che la perizia di Cristina Cattaneo possa definitivamente chiudere il cerchio, e che si possa arrivare a formulare un’accusa concreata contro l’autore del delitto, al momento ancora sconosciuto. Liliana, stando al referto autoptico, è stata ritrovata in queste condizioni: “Cadavere in posizione simil fetale, con cosce e gambe flesse di circa 90 gradi. Si poteva notare come capo e regioni superiori del torace fossero contenute in un sacco integro ed esternamente pulito, in plastica, di colore nero e come un sacco analogo, pure pulito ed integro all’esterno, contenesse buona parte dell’addome e gli arti inferiori. Scarsa era la presenza di acqua piovana fra le pliche esterne dei sacchi”. Eppure, gli elementi che lascerebbero protendere verso il secondo scenario sono questi: “Gli abiti puliti, le ascelle e le gambe depilate, assenza di segni di putrefazione”. Particolare che, lascerebbe pensare che la morte non sia avvenuta molto prima del ritrovamento del cadavere che, diversamente, avrebbe dovuto trovarsi in uno stato di decomposizione più avanzato.
E ancora: “Il soggetto ha assunto, nei momenti precedenti il decesso, degli alimenti a base di caffè. È anche probabile che assumesse qualche vitaminico”. Non solo, al momento potrebbe essere ancora aperta la pista del suicidio, ma che mal potrebbe andare a collidere con il modo in cui è stato ritrovato il corpo, che lascerebbe pensare a una scena “d’abbandono del corpo”. Eppure, nessun segno di difesa è stato riscontrato sul cadavere di Liliana. Ma, in caso di omicidio, chi potrebbe essere il colpevole? Negli ultimi anni sotto i riflettori non hanno fatto altro che esserci il marito, Sebastiano Visitin, e l’amico speciale di Liliana Claudio Sterpin che, recentemente, ha mostrato una tavernetta “nascosta” proprio nella sua abitazione: “Ho rimodernato la casa dove vivo e che ha costruito mio padre e ho ricavato alcuni spazi nuovi nelle fondamenta. Non sono segreti, chi frequentava questa casa li conosceva. Ho creato una tavernetta dove tengo bottiglie e le figure in legno ad altezza umana per un presepe, poi ho un sottoscala e la taverna ha un'ulteriore cantinetta. Liliana conosceva questa casa dove si sarebbe dovuta trasferire, sapeva di questi spazi e ci è entrata ma da viva. Non ricordo se la polizia è entrata qui dentro, l'entrata è disagevole e i loro controlli sono stati fatti velocemente”. La perizia attesa per il 15 gennaio aiuterà ad arrivare alla verità?