Una frattura alla vertebra. T2, per la precisione. Non segnalata dalla prima Tac, spuntata fuori all’autopsia e poi diventata il cuore di una spirale in cui si mescolano sospetti, confessioni improvvise e dietrologie. A quasi tre anni dalla morte di Liliana Resinovich, 63 anni, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere venti giorni dopo a Trieste, non c’è pace. Né per lei, né per chi cerca la verità. L’ultima novità è arrivata il 6 maggio. Un tecnico anatomico, uno di quelli presenti alla prima autopsia, ha raccontato agli inquirenti, di sua spontanea volontà, che la frattura potrebbe averla causata lui. Un errore. Un incidente durante la preparazione del corpo. Una scivolata, forse, un colpo maldestro. Ma per i familiari di Liliana è solo l’ennesimo depistaggio.


Silvia Radin, cugina della vittima e voce instancabile di chi non vuole archiviare la vicenda come tragico errore, è netta: “Liliana è stata uccisa e brutalmente picchiata, il resto non ci interessa”. Lo ha detto ancora una volta, davanti alle telecamere di Chi l’ha visto?, rilanciando un sospetto che in questi tre anni ha preso sempre più corpo: c’è qualcosa di più grande da coprire? A mettere in discussione la versione del tecnico è anche il professor Vittorio Fineschi, medico legale di fama nazionale: “In oltre 4mila autopsie, mai vista una frattura da bara. Serve una forza importante. O una caduta violenta, o qualcuno che prende a colpi il cadavere. Ma quest’ultima è fantascienza”. E allora perché, si chiedono in molti, quel tecnico si è assunto una responsabilità così pesante? Nel tempo, le ipotesi sulla frattura sono cambiate come il vento: una colluttazione, una brusca frenata in auto, addirittura un danno al momento del recupero del corpo. Anche Sebastiano Visintin, marito di Liliana e ancora formalmente indagato per omicidio, aveva avanzato quest’ultima possibilità. Ma i dati non tornano: la Tac dell’8 gennaio 2022, due giorni prima dell’autopsia, non rilevava nulla. E adesso? Adesso il caso Resinovich si complica di nuovo. La verità, ammesso che qualcuno voglia davvero cercarla, è ancora tutta da scrivere.

