Di cose strane, Sebastiano Visintin ne ha fatte parecchie. A partire da quando ha provato a far cremare il corpo della moglie Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata morta tre settimane dopo, infilata in sacchi di plastica in un bosco a Trieste. “Era un suo desiderio”, ha detto. Ma per fortuna Sergio, il fratello di lei, si è opposto. Se il cadavere fosse stato cremato, niente seconda autopsia. E forse il caso sarebbe stato già archiviato come suicidio. Non solo. Sebastiano ha scelto una bara non zincata, come riportato dal settimanale Giallo, accelerando la decomposizione del corpo. Perché? Nessuna risposta sensata, considerando che le cause della morte erano tutt’altro che chiare. E le sue parole, oggi, potrebbero puzzare più della bara stessa.


Continua a dire che Liliana non lo tradiva. Ma i messaggi tra lei e l’amante Claudio Sterpin parlano da soli: oltre 400 pagine, con contenuti inequivocabili. Come se non bastasse, lui nega qualsiasi litigio con la moglie, eppure una testimone – un’albergatrice – racconta che litigavano eccome, e che lei non voleva più dormire con lui. E quella cena del 13 dicembre? Una coppia di amici li ha visti discutere animatamente. Visintin non ne ha mai parlato. C’è poi il suo alibi per la mattina del 14 dicembre: una ricostruzione dettagliata… tranne per un buco di quasi tre ore, tra le 9.10 e le 12, durante le quali il suo telefono risulta spento o irraggiungibile. Un blackout inquietante, proprio nella finestra temporale in cui Liliana sarebbe scomparsa. E mentre i sospetti crescono, arriva anche la voce del suo legale, Paolo Bevilacqua, che in un’intervista al Corriere della Sera si augurava l’iscrizione del suo assistito nel registro degli indagati: “Almeno smetterà di andare in tv a dire sciocchezze”. Poi si lascia andare a una teoria: “Per me ci sta anche il suicidio. Per quanto anomalo”. Ma l’autopsia dice altro: Liliana non si è tolta la vita. È stata uccisa. E qualcuno, da due anni, sta cercando di sviare tutto.

