A tre anni dalla morte di Liliana Resinovich, il caso continua a scuotere la comunità di Trieste. La donna, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022 in due sacchi neri nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, è stata al centro di una serie di indagini che hanno suscitato dubbi sulla causa della sua morte. In un'intervista a Pomeriggio Cinque News, Gabriella Micheli, vicina di casa di Liliana, ha ribadito la sua convinzione che si trattasse di un omicidio e non di un suicidio, come inizialmente ipotizzato. Gabriella ha dichiarato con forza: “Vederla in quei sacchi non è qualcosa che possa reggere, non è possibile parlare di suicidio. Questo è un suicidio ‘taroccato’, come lo chiamo io”. La vicina sottolinea che finalmente, grazie alla perizia della dottoressa Cattaneo, è stato possibile dimostrare che Liliana sarebbe stata aggredita prima di morire. La perizia conferma che Liliana aveva cercato di difendersi, suggerendo un'aggressione violenta prima del decesso. Secondo Gabriella, la donna non avrebbe mai potuto entrare nel boschetto dove è stata ritrovata se non fosse stata costretta da qualcuno.


Un altro punto sollevato dalla Micheli riguarda il rapporto tra Liliana e il marito Sebastiano Visintin. Gabriella racconta che i due non avevano mai litigi e che Liliana era una persona facilmente dominabile dal carattere del marito: "Lei gli diceva sempre di sì, non c'era motivo di litigare con Liliana", ha affermato la vicina, alimentando il sospetto che la relazione con il marito fosse uno degli elementi centrali nel contesto della morte di Liliana. La nuova perizia, disposta dopo la riapertura dell'indagine nel febbraio 2024, ha gettato ulteriore luce sulla dinamica dell’omicidio. Secondo gli esperti, Liliana sarebbe stata aggredita alle spalle e poi soffocata. "La compressione del collo sarebbe avvenuta dopo le lesioni al labbro e al capo, tutte lesioni che sono state provate scientificamente come prossime al momento della morte", ha confermato il professor Fineschi, consulente del caso. La revisione istologica dei tecnici ha stabilito con certezza la natura delle lesioni. Gabriella Micheli non ha dubbi: “Chi continua a parlare di suicidio o non ha le competenze tecniche o non è in buona fede”. Con la riapertura del caso e la nuova perizia, il mistero su cosa sia accaduto a Liliana Resinovich sembra prendere una piega più chiara, ma resta il nodo del coinvolgimento di altre persone nell'omicidio. A oggi, l'indagine resta aperta, mentre la verità continua a cercarsi, tra nuove testimonianze e prove scientifiche.

