Non si placa la tempesta mediatica che ha travolto Sebastiano Visintin, l’indagato per l’omicidio della moglie Liliana Resinovich, protagonista di una vicenda che sembra avere più colpi di scena di un film thriller. Dopo il suo soggiorno in Austria, l'uomo ha deciso di fuggire di nuovo, questa volta a Fano, per trovare un po’ di pace durante le festività pasquali. Ma, ovviamente, non si è trattato di un semplice viaggio di relax: come racconta lui stesso, è stato praticamente “assediato” dalle telecamere e dalle troupe televisive. "Mi aspettano fuori casa, mi suonano il campanello anche di notte, non c’è più rispetto. È un assalto", ha dichiarato Visintin al quotidiano Il Piccolo, visibilmente stanco di essere il bersaglio di un’invasione mediatica che non sembra aver fine.

Tra un'uscita pubblica e l’altra, l’uomo non ha potuto fare a meno di lanciare un video che documenta il suo calvario, mettendo in evidenza la costante presenza dei giornalisti sotto casa sua. Non manca l’accusa nei confronti di chi, secondo lui, ha travalicato i limiti della professione: "Non è questo il giornalismo", ha ribadito, come se fosse un grido di disperazione nel mezzo di una tragedia personale. I suoi avvocati, Alice e Paolo Bevilacqua, sono pronti ad alzare la voce: se la situazione non dovesse migliorare, non escludono di coinvolgere le forze dell’ordine per fermare l’assalto mediatico. A fare da sfondo a questa montagna di tensione c'è l'episodio della perquisizione notturna, che Visintin ha rivissuto con amaro realismo: "Sette ore di perquisizione. Non è stata una bella esperienza", ha raccontato, mentre si dice tranquillo nel collaborare con gli inquirenti, seppur turbato dal trattamento subito. Eppure, il cuore della sua difesa ruota attorno a un altro elemento: i video girati la mattina dell'omicidio di Liliana, che, secondo un esperto informatico, potrebbero essere stati alterati. "Quei filmati non sono così limpidi come sembrano", afferma Paolo Ferrini, il quale ha analizzato le sequenze e ha notato incongruenze che potrebbero suggerire una post-produzione. Come se la GoPro fosse stata usata non solo per documentare la realtà, ma per costruire una versione più comoda della storia.
