“Ho fatto il sacrificio dell’agnello, ho messo la testa dove voi mi avete detto di metterla”. No, non è un delirio mistico. Come riportato dal settimanale Giallo è uno dei messaggi spediti da Louis Dassilva, oggi in carcere per l’omicidio di Pierina Paganelli, ai suoi contatti in Senegal per attivare riti voodoo che — secondo lui — avrebbero dovuto confondere poliziotti, giudici e pure il pm Daniele Paci. Ha pagato, ha seguito le istruzioni, ha indossato amuleto e piume, ma i sortilegi non hanno funzionato: Louis è finito in cella, e lì resta. Pierina aveva 78 anni, era la suocera della sua amante Manuela Bianchi, ed è stata trovata sgozzata nei garage del condominio di Rimini dove vivevano tutti e tre, stesso pianerottolo. Era il 3 ottobre 2023. Louis continua a proclamarsi innocente, ma nei messaggi intercettati già a novembre — quando ancora non era indagato — parlava di spiriti e sacrifici. Chiedeva protezione. Voleva “spostare l’attenzione”.


Dalla sua voce, registrata in lingua Woolf, emergono istruzioni per amuleti, pacchi misteriosi spediti dall’Africa, maledizioni contro sette poliziotti e contro il pm titolare dell’indagine. Voleva farli trasferire tutti. In uno dei messaggi, dice anche che non conosceva la vittima. Peccato fosse la vicina di casa. E mentre cerca rifugio tra magie e simboli, dice a Manuela di sentirsi “come un uccello caduto nell’acqua, con le ali bagnate”. Non vola più. E infatti, pure l’amante l’ha mollato. Anzi, peggio: è diventata la sua accusatrice principale. In tribunale lo ha inchiodato sulla scena del crimine, raccontando cose che solo chi c’era quella sera poteva sapere. Il grigri, il sacrificio, le piume sotto il sedile dell’auto, gli incantesimi sussurrati tra le corde intrecciate. Louis si è aggrappato a tutto tranne che alla verità. Ha chiesto aiuto a spiriti, marabutti e calzolai magici, ma la giustizia non si scansa con un rito.

