Un corpo nel bosco, un conto corrente, una pensione e troppi silenzi. A più di tre anni dal ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich, la vicenda continua a galleggiare in quello strano limbo dove si mescolano cronaca nera, teorie, storie personali e un dolore che nessuno ha ancora saputo raccontare fino in fondo. Nell’ultima puntata di Quarto Grado, il caso è tornato in prima serata, tra sguardi puntati, parole pesanti e un’accusa che ha alzato la temperatura in studio (e fuori). Claudio Sterpin, l’uomo che con Lilly condivideva sogni di fuga in Croazia e telefonate lunghe sedici minuti, ha lanciato il sospetto: “Il corpo è stato fatto ritrovare. Altrimenti, per la morte presunta ci sarebbero voluti dieci anni”. Un tempismo sospetto, secondo lui. Un favore economico, per altri. Perché il ritrovamento del cadavere ha spalancato a Sebastiano Visintin, marito della donna, le porte dell’INPS e il ritorno del controllo sul conto della moglie. Un dettaglio che, messo in fila con gli altri, per Sterpin sembra quasi un movente. O almeno un incentivo.


Visintin ha risposto con parole affilate: “Infami insinuazioni”. Ha negato tutto, respingendo con forza l’idea che potesse avere interesse – o potere – nel pilotare la scoperta del corpo della moglie. “Non sapevo dov’era. Non ho deciso niente”, ha detto, più stanco che arrabbiato. Più consumato che difensivo. Intanto, quella telefonata del 3 gennaio 2022 – 16 minuti a parlare di viaggi – continua a essere una crepa difficile da chiudere. Sterpin la definisce una chiacchierata da Touring Club, niente più. Un piano per una piccola fuga a due, che oggi suona quasi grottesca. Perché il corpo di Lilly, avvolto in sacchi neri e abbandonato come un segreto scomodo, sarebbe stato trovato solo pochi giorni dopo. Resta l’amaro. E resta il sospetto, mai del tutto sopito, che la verità su Liliana Resinovich non sia sepolta solo nel boschetto di San Giovanni, ma anche tra le pieghe di rapporti ormai sfiniti e mezze frasi lanciate in TV.

