Nel contesto investigativo, l'ordine e il contenuto delle chiamate di emergenza possono essere cruciali, rivelando dettagli significativi sullo stato mentale e le priorità della persona coinvolta. Torniamo in via del Ciclamino al civico 31 a Rimini per arrivare così sulla scena del crimine. Il giornalista Valerio Scarponi ha firmato per Rai1 un’esclusiva mandando per la prima volta in onda le chiamate effettuate da Manuela Bianchi al momento del rinvenimento del cadavere della suocera. Manuela Bianchi, lo sappiamo, è stata suo malgrado coinvolta nella scoperta del corpo senza vita di Pierina Paganelli. Ciò che rileva rispetto a quanto detto sulle chiamate di emergenza afferisce proprio all’ordine scelto dalla Bianchi. Mi spiego. In situazioni di emergenza medica, la prassi comune e istintiva sarebbe chiamare immediatamente il 118 per cercare di salvare una vita di chi rinveniamo in condizioni di dubbia gravità. Tuttavia, Manuela chiama prima il 112, il numero delle forze dell'ordine, e solo successivamente il 118. Questo farebbe pensare che la sua preoccupazione iniziale fosse rivolta più alle implicazioni penali ed investigative che alla possibilità di salvare Pierina. Riavvolgiamo il nastro. La donna compone il 112 alle 8.20 del 4 ottobre 2023. Pierina è morta dalla sera precedente, ma sono passati “solo” undici minuti dalla scoperta del suo cadavere. In quei frangenti, la stessa descrive all’operatore la scena con dettagli minuziosi: una donna sul pavimento, senza vestiti, con del sangue che fuoriesce dalla bocca e dei barattoli che probabilmente aveva in mano e che erano però finiti a terra. Nonostante la descrizione accurata, dichiara di non riconoscere la suocera, giustificandosi con la mancanza di luce sufficiente tra le due porte “tagliafuoco”.
Tuttavia, questa spiegazione appare poco convincente dato il livello di dettaglio che fornisce, compresi elementi come il sangue e i barattoli, che avrebbe dovuto osservare da vicino. Manuela aggiunge un altro elemento contraddittorio quando, trasferita all'operatore del 118, dichiara spontaneamente: "Io non l'ho toccata. lo non ho sentito se è viva; non l'ho voluta toccare. Devo farlo?". Questa affermazione non richiesta solleva ulteriori sospetti. In una situazione di reale shock e preoccupazione per una persona, ci si aspetterebbe che il primo istinto sia verificare le condizioni della vittima, piuttosto che giustificare la propria condotta all'operatore. Successivamente, in una nuova chiamata, Manuela dice: "La parte del corpo sotto è nuda, dovete mandare anche la polizia", e poi, alla domanda dell'operatore se si era avvicinata per capire se respirasse, risponde in lacrime: "Mi sono accorta adesso che è mia suocera". Questa sequenza di affermazioni aggiunge ulteriore complessità alla sua testimonianza. La scoperta tardiva dell'identità della suocera appare in contrasto con la dettagliata descrizione iniziale della scena.
Dal punto di vista criminologico, il comportamento di Manuela è quantomeno anomalo. La sua attenzione alle implicazioni legali piuttosto che al tentativo immediato di salvare Pierina, insieme alle sue giustificazioni non richieste e contraddittorie, indicano una reazione che merita un approfondimento investigativo. La discrepanza tra la sua percezione della scena e la sua successiva realizzazione dell'identità della vittima suggerisce una consapevolezza pregressa della situazione che non è immediatamente evidente dalle sue dichiarazioni iniziali. Una consapevolezza che, non ci dimentichiamo, era più che presente. Come infatti emerge dalle intercettazioni, Manuela Bianchi – proprio mentre aspettava i sanitari del 118 a cui piangendo aveva rivelato l’identità della vittima – chiedeva all’amante Louis di cancellare le loro chat e le loro foto dagli smartphone. Le indagini scientifiche sono più che fondamentali, ma lo sono altrettanto le investigazioni tradizionali e l’intuito.