Rimini, via del Ciclamino. Il 3 ottobre 2023, Pierina Paganelli, 78 anni, viene uccisa a coltellate. Nessun delitto senza mistero, nessun mistero senza dettagli che sfuggono. E in questa storia i dettagli sono tanti, sgranati come il video della telecamera Cam3, protagonista l’11 febbraio 2025 di un esperimento giudiziale destinato a pesare come un macigno (o forse no) sul destino di Louis Dassilva, attualmente in carcere con l’accusa di essere l’assassino.
La “camminata” della verità (o del dubbio)
In programma alle 15 la sfilata di Dassilva davanti all’obiettivo della Cam3, la stessa che la notte del delitto ha ripreso un uomo di cui oggi resta solo una silhouette impastata di pixel. Con lui, in passerella Emanuele Neri, vicino di casa e, curiosamente, autoproclamatosi “sosia” dell’uomo nel video. Nessun legame con l’indagine, solo il desiderio (o la convinzione?) di somigliare a quell’ombra che potrebbe valere una condanna.
L’avvocato Riario Fabbri, difensore di Dassilva, conferma: “Se domani dovesse piovere, il tutto sarà rimandato”. Per ora, il meteo e la giustizia sembrano allineati: tutto resta confermato. Ma cosa cambierà? La speranza della difesa è di seminare dubbi: chi è davvero l’uomo nel video? Louis o Emanuele? O nessuno dei due?
![Manuela Bianchi, amante di Louis Dassilva](https://crm-img.stcrm.it/images/42338553/2000x/20241102-114246959-9480.jpg)
Il silenzio del cellulare: bug o buco?
Ma c’è un altro protagonista silenzioso in questa storia: il cellulare di Dassilva. O meglio, i suoi “vuoti”. L’ingegnere Giuseppe Ferraro, perito nominato dal Gip, ha dichiarato che tra le 22:08 e le 22:38 del 3 ottobre, il telefono non mostra tracce di attività umana. Un blackout di mezz’ora che combacia, guarda caso, con la finestra temporale dell’omicidio. Nessun messaggio, nessuna chiamata, nessun clic. Solo attività di sistema, quelle che i telefoni fanno da soli, come se volessero dirti: “Non c’era nessuno qui”.
La difesa di Dassilva non ci sta. Secondo Davide Barzan, consulente tecnico, “quelle non sono attività automatiche, ma interazioni dell’utente”. Tradotto: forse Dassilva usava il telefono, ma in modo che non lasciasse tracce evidenti. Un po’ come aprire una finestra e richiuderla senza che il vento se ne accorga.
Un buco più grande del previsto
La trasmissione Storie Italiane ha aggiunto benzina sul fuoco: ci sarebbe un buco di 52 minuti in entrambi i cellulari di Dassilva, proprio durante l’omicidio. Un’assenza inquietante o una coincidenza? Il problema non è solo il buco, ma cosa ci sta dentro. Un silenzio che, paradossalmente, fa più rumore di mille notifiche.
Il 14 marzo, in tribunale, si discuterà l’integrazione dell’analisi forense. La procura vuole vederci chiaro. La difesa spera di trovare, in quel vuoto, la prova dell’innocenza. La verità, come sempre, potrebbe essere nascosta nei dettagli. O nei pixel.
![Pierina Paganelli](https://crm-img.stcrm.it/images/42338555/2000x/20240612-150202002-9448.jpg)
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