C’è una pagina rimasta chiusa per diciotto anni nel caso del delitto di Garlasco. E riguarda una delle cose più oscure e inquietanti emerse nelle indagini: la ricerca “preteen video” effettuata il 1° agosto 2007, alle 9:49, sul computer fisso di Chiara Poggi. Non quello di Alberto Stasi, come si è detto spesso, ma proprio quello di lei. E in un orario in cui Chiara era già al lavoro. Qualcuno, quindi, stava usando il suo computer per cercare video di ragazzini tra i nove e i tredici anni. E no, non è un dettaglio da poco. Lo ha rivelato il settimanale Giallo, diretto da Albina Perri, riportando una parte della perizia redatta dagli ingegneri informatici Roberto Porta e Daniele Occhetti, su incarico del GUP Stefano Vitelli nel 2009. Tra le varie ricerche registrate nei giorni precedenti all’omicidio, emergono anche “Nuda Garlasco” e “Sesso Garlasco”, effettuate il 22 e il 27 luglio. Tutte sullo stesso computer, tutte riconducibili a contenuti a sfondo sessuale. Ma nessuno, all’epoca, si è mai davvero chiesto chi le avesse fatte. Né, tantomeno, perché. “Preteen video” non è una frase generica. È un termine specifico usato nei circuiti pedopornografici. E, come ha ricordato Giallo, Chiara pochi giorni prima della sua morte aveva salvato su una chiavetta USB alcuni articoli proprio sul tema della pedofilia. Coincidenze? O si era accorta che qualcuno stava cercando materiale del genere sul suo PC? E se sì, perché nessuno ha approfondito questa pista?

È lecito chiederselo, soprattutto oggi, alla luce di un altro elemento emerso nel tempo: Garlasco, piccolo comune di circa diecimila abitanti, non era immune da episodi legati alla pedofilia. Nel 2006, un uomo del posto era stato trovato in possesso di immagini di bambini ripresi in luoghi pubblici. E Paola Cappa, cugina di Chiara, aveva raccontato agli inquirenti di aver subito molestie a nove anni da un amico di famiglia. Anche un altro ragazzo, anni dopo, parlò di abusi subiti al Santuario della Bozzola. Alberto Stasi, nel frattempo, venne passato al microscopio: il suo computer analizzato in ogni dettaglio, e il materiale pornografico trovato fu inizialmente ritenuto compromettente. Anche lì si parlò di immagini pedopornografiche, ma una perizia accertò che non erano state scaricate volontariamente. Da quel reato fu assolto. Il sospetto su di lui però restò. Eppure, nessuno ha fatto la stessa cosa per quel che è stato trovato sul PC di Chiara. Nessun approfondimento. Nessun tentativo di risalire, partendo da data e ora, a chi usò quel computer. Diciotto anni fa, con gli strumenti giusti, sarebbe stato possibile. Oggi ci ritroviamo a sfogliare una perizia dimenticata, che racconta un pezzo mai indagato a fondo. Forse scomodo, forse difficile da accettare. Ma che porta una domanda dritta al centro della storia: cosa succedeva davvero nella casa dei Poggi, e chi stava cercando certe cose su quel computer?

