Un corpo pieno di lividi, oggetti mai trovati e troppe certezze date per scontate. A 18 anni dal delitto di Garlasco, si continua a cercare di capire che cosa sia successo davvero in quella villetta tranquilla della provincia pavese. E stavolta, a scardinare il castello delle verità già scritte, è uno che di corpi martoriati ne ha visti tanti, troppi: Vittorio Fineschi, medico legale, docente alla Sapienza e luminare della disciplina. Ospite a Filorosso su Rai 3, incalzato dal giornalista Daniele Bonistalli, ha detto chiaro e tondo ciò che finora pochi hanno osato dire e pensare: potrebbero esserci state più mani su Chiara Poggi il giorno in cui è stata uccisa. “Non lo escludo”, ha risposto secco il professore. “Escluderlo è un bel salto nel buio, se qualcuno si sente di escluderlo. Ci sono molte lesioni, diverse tra loro, e la tipologia fratturativa fa capire che lì ci sia stata un’azione, ma su altre lesività vi può essere stata un’altra azione o un’altra modalità di azione”. Tradotto: potrebbero non essere stati solo uno o una. Quando gli viene chiesto se pensa a un’azione combinata di più persone, Fineschi conferma: “Sì, potrebbe essere stata un’azione combinata”. In studio, le parole pesano come pietre. L’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, non nasconde la soddisfazione: “Il professor Fineschi dice una cosa molto grave. Alcune argomentazioni che hanno portato Alberto Stasi alla condanna sono banalità o salti nel vuoto. E chi lo dice non è un opinionista da salotto, ma uno scienziato che onora la medicina italiana anche all’estero”.

Più cauto, invece, l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati: “Io sono convinto che non ci sia questo concorso. C’è una sola impronta di scarpa”. Ma il mistero si infittisce quando si passa all’arma del delitto, mai ritrovata. “Un oggetto dotato di una certa lunghezza e anche di spigoli”, spiega Fineschi. “Non un tubo metallico, non una sbarra, ma qualcosa con delle asperità, come una chiave inglese. Alcune lesioni fanno pensare che la testa sia stata urtata più volte contro un oggetto anche fisso, come l’impianto di una porta o un gradino”. E poi c’è quella piccola lesione vicino all’orecchio, rotondeggiante, profonda. “Potrebbe essere un punteruolo, o uno strumento da camino. Il famoso attizzatoio? Teoricamente è possibile”. Quanto alla presunta lesione da calpestamento sulla coscia di Chiara, il medico è netto: “Non la definirei figurata. È una lesione da trascinamento”. Tra lesioni compatibili e oggetti scomparsi, si torna a parlare di concorso nell’omicidio. E non è più solo un sospetto. È un'ipotesi tecnica, firmata da chi la medicina legale la insegna, e la pratica, da una vita.

