Non l’ha uccisa Alberto Stasi. Non l’ha uccisa Andrea Sempio. A uccidere Chiara Poggi, il 13 agosto 2007, sarebbe stato un sicario. Pagato da un’organizzazione criminale. Perché? Perché Chiara avrebbe scoperto cose grosse, troppo grosse. E troppo scomode. A dirlo è Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, il l’amico di Marco Poggi finito sotto la lente della Procura per un Dna. È il suo quello trovato sotto le unghie di Chiara? Lovati, in una lunga intervista rilasciata ad Andrea Tosatto, scrittore e stand up comedian (come si definisce lui). Il video, oltre un’ora di chiacchierata tra Lovati e Paolo Larceri, ex legale del maresciallo Marchetto, è stato pubblicato sui canali social di Tosatto.
«Non l’ha uccisa Stasi, non l’ha uccisa Sempio. L’ha uccisa un sicario, assoldato da una organizzazione criminale che ha dovuto sopprimere Chiara Poggi perché era diventata scomoda. Aveva scoperto cose che non avrebbe dovuto scoprire e che potevano essere deleterie per soggetti di alto potere». Lovati parla di “Garlasco anni ’90 e 2000”, un paese piccolo ma pieno di “merda”. Proprio così. Secondo Tosatto, che ha fatto il viaggio con lui, lì si muoveva di tutto: prostituzione, traffico di minori, droga, armi, rifiuti, servizi segreti. Una specie di Twin Peaks in salsa pavese, ma senza la poesia.

E in mezzo a tutto questo, una ragazza normale, con la curiosità di chi inizia a guardare sotto la superficie. Secondo Lovati, Chiara “aveva fatto ricerche su questi argomenti. Lo testimoniano i dati del suo computer e della sua pennetta USB. A giugno e luglio aveva approfondito molto”. E questo sarebbe bastato per condannarla. Non solo: l’omicidio, dice l’avvocato, non fu affatto un raptus. Fu una mossa calcolata. «La data del 13 agosto è scelta sapientemente. A Garlasco non c’era nessuno. Tutti in ferie, o alla fiera d’agosto di Vigevano. Era il secondo lunedì del mese, il mio compleanno, me lo ricordo bene, e quel giorno tutti i paesi della Lomellina erano a Vigevano. A Garlasco non c’era nessuno». Un giorno perfetto per uccidere. Cosa avrebbe trovato davvero Chiara Poggi nei suoi file? E dove sono oggi quei dati? Esistono ancora? O qualcuno li ha fatti sparire assieme a lei? Le domande sono sempre quelle, e ogni risposta ne apre un’altra. Intanto, Alberto Stasi è in carcere, condannato in via definitiva. Ma il tarlo resta. Quello di un delitto che forse non è mai stato davvero risolto.

