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Martina Strazzer, dal caso della dipendente incinta assunta e non rinnovata a una domanda: ma vi pare normale che gli influencer diventino tutti "imprenditori"? Da Chiara Ferragni a Amabile jewels...

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

21 agosto 2025

Martina Strazzer, dal caso della dipendente incinta assunta e non rinnovata a una domanda: ma vi pare normale che gli influencer diventino tutti "imprenditori"? Da Chiara Ferragni a Amabile jewels...
Martina Strazzer, per i più una signorina nessuno fino a ieri l'altro, è un'influencer dai capelli rossi Ceo di un brand di gioelli, Amabile, finito nelle bufera per aver assunto, con grande promozione social, una donna incinta salvo poi congedarla senza troppe spiegazioni al termine del contratto. Tra le infinite considerazioni che si stanno facendo sul caso, forse ne manca una che starebbe proprio alla base di tutto quanto: vi pare normale che gli influencer, raggiunto un certo numerone di follower, diventino tutti "imprenditori"? Partiamo da qui...

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Sembra una barzelletta sui carabinieri. Quanti carabinieri ci vogliono per montare una lampadina? Ecco, quanti follower ci vogliono per diventare (o autoproclamarsi) 'imprenditori'?. Il caso di Martina Strazzer, signorina nessuno all'infuori della bolla social ma beatamente milionaria grazie alla costanza con cui, negli anni, ha postato reel e foto super trend, è diventato di rilevanza nazionale grazie al lavoro (vero) della giornalista Charlotte Matteini che ha scovato una enorme falla nello storytelling della nostra "CEO". L'influencer dai capelli rossicci ha messo in piedi un brand di gioielli chiamato 'Amabile'. Infinite le linee di chincaglieria promosse: dai (costosissimi) calendari per l'Avvento, a collezioni dedicate all'amore dannoso (gulp!) e alla 'salute mentale'. Hai vissuto una relazione tossica? Comprati 'sta collanina se vuoi dire al mondo di essere finalmente 'rinata'. Un concept di vendita già turpe nelle intenzioni, ma passato in sordina, se non proprio osannato dalle masse. Oppure, per usare una parola sempre orrenda, 'normalizzato' agli occhi dei seguaci. Ma cosa ha scoperto Matteini? Che Strazzer, mentre si vantava a tutto spiano tramite Instagram e TikTok per aver assunto una donna incinta di nome Sara, l'avesse poi lasciata a piedi al termine del contratto di un anno, con ragioni fumose. O per meglio dire: senza addurre motivazioni plausibili. Premessa la libertà di prendere qualunque decisione all'interno della propria azienda, qui il problema è un altro: Strazzer si è fatta pubblicità per mesi sulla pelle di questa donna in gravidanza per poi darle il benservito quando oramai l'obiettivo 'reputazionale' era stato raggiunto? Un sospetto che sorge spontaneo, specie dopo le terrificanti slide "pink" postate dal brand iersera, 20 agosto, per spiegare l'accaduto (senza spiegare alcunché e con forte scappellamento a destra prematurato). Allora, oltre a tutte le considerazioni che si possono fare a riguardo, ci azzardiamo a partire da quella primigenia e che forse sta a monte di questo - e tanti altri - vasi di 'Pandoro' social: un'impresa non si gestisce per 'trend' e no, non è 'normale' che un'influencer diventi e si proclami 'imprenditore' appena raggiunto un determinato numerone di follower. Anche oggi qui a svelare che l'acqua sia bagnata, procediamo, con coraggio e diffuso disgusto. 

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Amabile (@amabile_jewels)

Le 'motivazioni' postate da tale Martina, sulla pagina del brand e non sul suo seguitissimo profilo personale perché là ci va soltanto il bel faccino sorridente che possiede, sono un pugno in un occhio. Però su rassicurante sfondo rosée molto Instagram aesthetic. In pratica, la nostra lascia intuire che la dipendente in questione lavorasse tanto male da mettere a repentaglio l'intera impresa, finendo per compromettere il posto degli altri 39 impiegati. Considerato che il nome e il cognome di Sara sono pubblici, un gran bel servizio alla scacciata. Anche se chiunque abbia un minimo di raziocinio, vede benissimo le gigantesche sproporzioni di questo scaricabarile pink: possibile mai che una sola anima possa condurre al fallimento di una intera (e sedicentemente milionaria) azienda? Si presentava forse in ufficio col tritolo? Suvvia. 

Le pittoresche 'motivazioni' di tale Martina, quindi, si impongono a noi come un supremo gesto di 'spocchiarroganza' e prevaricazione, discipline in cui moltissimi influencer vantano da sempre consolidato e forse vero talento. Seppur con belle parole, le pulci con la tosse (ovverosia chiunque rispetto alla loro autopercepita grandeur) vanno schiacciate e messe a tacere, tanto non contano veramente o comunque non saranno mai abbastanza 'influenti' per costituire una grana(ta) reale. Una convinzione di certo granitica ma che sarebbe bellissimo vedere smantellata dalla realtà fattuale nel prossimo futuro. Comunque a Miss Imprenditoria Martina Strazzer sussurrerremmo garbatamente fin da qui, per una eventuale prossima occasione, che basta far firmare un nda (accordo di non divulgazione) e pagare una buonauscita dignitosa per evitare rogne fastidiose come lo spargersi di notizie 'indesiderate'. Ah, anche ammettere d'aver sbagliato non sarebbe brutta cosa. Ma, per carità, un passo alla volta... 

A Martina Strazzer ma vaffanculo pic.twitter.com/n0BvGipjeO

— AMO L'INTER PIÙ DEI MIE GATTI (@oetmat) August 14, 2025

Mentre pure molti follower (e quindi potenziali clienti) sono in rivolta, Strazzer non si fa vedere sui social da nove giorni e affida ogni speranza di resurrezione a quella sottospecie di lettera ai Corinzi contemporanea. Fallendo. Cosa possiamo pretendere, però, da un'influencer? E soprattutto, tornando alla domanda iniziale, quanti follower ci vogliono per potersi definire 'imprenditrice' sostanzialmente dalla sera alla mattina? 

Qui sta il cuore del problema, a prescindere dalle storture che andranno quasi inevitabilmente a crearsi poi, in futuro: oramai riteniamo del tutto normale che chiunque raggiunga un dato seguito social, metta su un brand. Gente che fino a 'ieri' era 'nota' per postare fantastici selfie e reel super 'trend' annuncia linee di costumi da bagno, cosmetici, gioielli, la qualunque. E i loro seguaci, oramai fidelizzati, comprano. In primis perché desiderano che quella cara ragazza che 'vedono' ogni giorno, chje da anni li lascia cortesemente entrare nella sua vita con aggiornamenti quotidiani e che si è 'fatta da sola' riesca a eccellere, a raggiungere un nuovo obiettivo. Ma può una tizia, qualunque tizia, sobbarcarsi la gestione di un'impresa quando l'unica skill maturata fin lì è di parlare da sola puntandosi il cellulare sul muso? Ecco, abbiamo i nostri sonori dubbi a riguardo. Però, almeno finora, non li ha avuti circa nessuno, accettando passivamente che quella signorina egoriferita 'ora' fosse una CEO, un'imprenditrice.

Del resto, così fan tutte, perfino tante reduci dal 'Grande Fratello' che, durante la permanenza nella Casa, avevano dimostrato, per esempio, di saper leggere a stento. Ma poi, raggiunto qualche striliardo di follower grazie alla 'fama' tv, battono il ferro finché è caldo e, non paghe di smerchettare roba d'altri in #adv, cominciano a covarne e a metterne in commercio di propria, sperando che qualcuno ci caschi. A Strazzer, nello specifico, con un decantato fatturato di sette milioni è andata bene. Almeno finora. Ma il tema resta: che tipo di fiducia possiamo ragionevolmente serbare nei confronti di questi business venuti su così, all'improvviso, perché appunto all'improvviso 'c'è gente' sul profilo? In un mondo normale - che purtroppo non è mai quello in cui viviamo - nulla, meno di zero. Eppure...

Martina Strazzer, l’imprenditrice che nell’ultimo anno ha fatturato 4 milioni di euro, dopo la collezione sulla salute mentale presenta ‘Amore Dannoso’ una collezione dove ancora una volta, non vi è alcun ricavato per centri anti violenza, nessun aiuto concreto. pic.twitter.com/IQxkLB6tfe

— Benedetta Terlizzi (@benedic7e) November 20, 2023

Non che non esistano esempi 'virtuosi' (per carità, finché dura). Ma guarda un po' il caso, questi 'esempi virtuosi' che si possono comunque contare sulle dita di una singola mano, tendenzialmente escono fuori da persone che avevano, già prima dei social, competenze e curriculum in un determinato settore, per esempio quello del beauty. A un certo punto, hanno (ben) pensato di utilizzare i propri canali come megafoni della loro attività concreta e, pensate un po', a molti ha detto bene. Nonostante qualche strafalcione pur legittimo perché vale sempre la regola aurea tale per cui solo chi non fa non sbaglia mai. 

Se i social vengono usati come strumento, come megafono appunto di maturate competenze e/o attività già esistenti, i risultati possono arrivare e concretizzarsi nel tempo. La follia, invece, è che fin troppa gente crede tuttora a chi si è 'inventato' un'impresa dopo aver visto di essersi 'guadagnato' abbastanza seguaci da poterci monetizzare sopra qualche cosa. In questo modo, senza nessuno dietro almeno un team di anime pie a supervisionare l'operato del 'talent', il 'talent' gestirà la propria attività come fosse un post Instagram: seguendo cioè il trend di oggi e poi quello di domani, compulsivamente e cercando di creare engagement sfruttando temi sociali anche urgenti e importanti su cui si dovrebbero pronunciare soltanto esperti veri (psicologici e quant'altro), non certo gente interessata a venderci sopra collanine e braccialetti 'di rinascita', santocielo. Perché una roba del genere è concettualmente irricevibile, oltre che vampiresca e parassitaria, per dirne il meno. 

In questo modo i social non possono far altro che amplificare e alimentare la stupidità di chi li usa e di chi li segue. Inutile cascare dal pero quando salta fuori che perfino i dipendenti vengano trattati come specchietti per le allodole, meri escamotage per aumentare il proprio fulgido personal branding. È da troppo tempo che lasciamo credere a qualunque bel faccino di essere 'imprenditore digitale', come fosse realistico e, anzi, dovuto. La regina della tronfia categoria, Chiara Ferragni, è già crollata, a livello manageriale, in una nuvoletta di imbarazzo che la trascinerà in un'aula di tribunale il mese prossimo. Dispiace per chi ha voluto crederci, il fatto è, però, che fosse tutto così prevedibile fin dall'inizio del 'sistema', fin dalle origini di ogni impero effettivo o millantato. L'epilogo era già telefonato e, quando arriva, non fa nemmeno più ridere. Proprio come una barzelletta sui carabinieri. Minchia, signori(ne) influencer!

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