È il 2025, eppure i bambini sui social vanno ancora forte. Basta guardare i profili social di casa nostra, tra i più noti: Belén Rodriguez posta una foto della piccola Luna Marie e si scatenano i commenti, Chiara Ferragni non può ma vorrebbe tanto.
In vacanza a Ibiza infatti, l'ex metà dei Ferragnez ha pubblicato una storia Instagram in cui si rivolgeva ai follower dicendo che avrebbe tanto voluto far vedere loro Leone e Vittoria. Tra un “bellissima” e l'altra invece, Belen Rodriguez ha risposto a chi la criticava per l'esposizione della bambina, che la figlia è sua e decide lei. In fondo, anche se loro non lo hanno mai detto così, cosa c'è di tanto diverso con “Leo” e “Vitto” dei tempi d'oro dei Ferragnez? Anche per loro avevano deciso i genitori, ufficialmente con la scusa di voler bruciare eventuali giornali di gossip o gente che li avrebbe fotografati a tradimento. Così, inutile negarlo, tra un video simpatico della famigliola felice e un carosello, quell'ammasso di sponsorizzazioni che rispondeva al nome di Ferragnez, ha costruito un impero. Economico e mediatico.

Ma che bisogno c'è di rendere i bambini protagonisti dei propri profili social? Creano empatia, aiutano a far sentire i follower parte di una famiglia e a quel punto, si fanno tanti soldi. Ma proprio tanti, sempre più soldi. Perchè le interazioni aumentano e, a quel punto, anche il numero di profili raggiunti: la vetrina perfetta per posizionamento e offerte da parte delle aziende.
Il meccanismo ormai è chiaro, ma se qualcuno avesse ancora dei dubbi, su Disney Plus è arrivata una serie che se ne occupa: Nati per i social: la vita reale dei Baby Influencer. Tra parentesi: una serie ben fatta.
A differenza ad esempio di prodotti Netflix che si sono occupati del fenomeno baby star del web, la serie Disney non si limita a fotografare il fenomeno. Ci porta invece faccia a faccia con chi ha accumulato una fortuna grazie ai social: o meglio, grazie ai bambini sui social. C'è chi ha impostato una narrazione familiare, chi ha reso i figli protagonisti di video, ma tutti hanno in comune un elemento: monetizzano con i bambini. La Fishfam ad esempio, online dal 2016, da prima che gli influencer iniziassero a mettere i bambini online: ammettono candidamente di guadagnare con un video di cinque minuti quello che la gente guadagna in un anno. Il video era quello della nascita dei figli: se da un lato c'è un consapevole utilizzo dell'immagine dei piccoli, dall'altro si sviluppa una sorta di dipendenza psicologica per cui ci si sente in dovere di far sentire le persone partecipi. Pure noi abbiamo visto una bambina poco dopo il parto: era Vittoria Lucia Ferragni, appositamente vestita con tutina targata col brand della madre.

I bambini sono un po' come gli animali on line, racconta il papà delle gemelle Mc Clure: perché la gente cerca intrattenimento senza pensieri, e i bambini sono carini. L'equivalente di un video con i gattini, in pratica. Ma le due gemelline? Per loro è un lavoro, lo dicono proprio, però da casa. Di baby star in baby star, la serie Disney ci racconta un fenomeno dei nostri tempi, a metà tra cinismo e lavoro minorile, ma socialmente accettato per la ricchezza che procura. I meccanismi vengono messi ben in evidenza attraverso le parole dei protagonisti stessi, dipingendo un quadro inquietante in cui bambini adultizzati sanno di essere popolari, lavorano con i social e sorridono a favore di fotocamera come un riflesso automatico. Non solo: i bambini sono stati seguiti per alcuni anni, mostrandoci sia l'evoluzione di chi ce l'ha fatta che la delusione e la frustrazione di chi, invece, non è stato tra i fortunati.
Segno dei tempi che cambiano: una volta i genitori avidi sfruttavano i figli come attori o piccole popstar, il caso di Britney Spears insegna, ora come infuencer.

Dopo aver visto la serie Disney, si capisce ancora di più perché Chiara Ferragni vorrebbe tanto postare di nuovo i figli.
Il pandoro è stato la criptonite della Ferragni, che si è ritrovata con l'immagine da ricca ma generosa benefattrice azzerata, una separazione e, in più, senza nemmeno la possibilità di creare empatia con la famigliola; ad oggi, non è ancora riuscita a riaggiustare il tiro della comunicazione. E adesso, giusto per citare un pensatore dei nostri tempi, che si fa? L'ultima notizia che la riguarda, rivela un cambio al team di comunicazione: fuori Lighthouse Communication, dentro Image Building. Per capire la portata dell'operazione, basta dare un'occhiata ai clienti: tante banche e persino l'Ilva di Taranto. Un'agenzia che di gestire clienti poco amati se ne intende davvero.
