Il caso di Chiara Poggi non trova pace. E nemmeno il pubblico che segue ossessivamente ogni sviluppo. A 18 anni dall’omicidio che ha strappato la vita a una ragazza di soli 26 anni nella villetta di famiglia a Garlasco, le domande aumentano, i dubbi si moltiplicano, e i sospetti, oggi più che mai, tornano a creare ancora più caos. Nel programma Zona Bianca, condotto da Giuseppe Brindisi in onda su Rete 4, la cronaca nera continua a fare da regina. E ancora una volta, a tenere banco è stato il nome di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, citato più volte nelle indagini, ma per anni mai indagato formalmente, mentre ora su di lui grava l’accusa di omicidio in concorso. In studio, faccia a faccia, le giornaliste Ilaria Cavo e Rita Cavallaro, oltre ai legali Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, e Massimo Lovati, avvocato di Sempio. Il punto di partenza? Lo scontrino del parcheggio, presentato da Sempio come alibi durante per il giorno del delitto. Ma non è bastato. "Possono esserci stati degli errori in quella indagine, come succede in tante altre", ha detto Ilaria Cavo. Poi l’affondo: "La condanna di Alberto Stasi si basa su un incastro logico di indizi... ma abbiamo perso proprio quella logica. Le sue menzogne non reggono di fronte all’evidenza". La Cavo però ha anche messo in dubbio l’ipotesi che coinvolge Sempio: "Cosa c’è di lui in quella casa? Non ho ancora capito la logica che lega Sempio a questo delitto". La vera bomba riguarda il dna trovato sotto le unghie di Chiara. Un profilo genetico che secondo il genetista De Stefano nel 2014 era "da contatto diretto, non mediato". E se quel dna fosse davvero di Andrea Sempio, come sostiene oggi il genetista Carlo Previderè? La giornalista Rita Cavallaro è netta: "Nel momento in cui c’è davvero il suo dna, ma sarà l’incidente probatorio ad accertarlo, questo elemento diventa fondamentale".

Poi c’è la “impronta fantasma”: una traccia plantare, di un piede nudo con alluce valgo, trovata sulla scena del crimine. Mai attribuita a Stasi, né a familiari, né ai soccorritori. Secondo il medico legale Oscar Ghizzoni, “è incompatibile con i piedi dell’imputato”. La Cavallaro rincara: "C'era questo dna all'epoca, ma lo sappiamo dai giornali. Nei verbali non c’è nulla. Neanche le foto delle impronte digitali o palmari sulla maglia del pigiama di Chiara. Scopriamo che sono scomparse perché ce lo stanno dicendo a voce". E mentre il dna inizialmente ritenuto "non attribuibile" oggi sembra invece "compatibile" con Andrea Sempio, resta il buco nero delle prove distrutte o semplicemente sparite. La Cavo ha spiegato che non si è trattato di dolo, ma di consumo del materiale genetico durante gli esami. La Cavallaro però insiste: "11 anni fa sì, ma oggi si può trovare! Unghie consumate? Ci sono i tracciati grezzi". Nel frattempo, Alberto Stasi è in carcere da anni. Ma fuori, c'è ancora qualcuno che vuole capire chi c’era davvero in quella casa la mattina del 13 agosto 2007.

