Ancora lui, Fabrizio Corona, e ancora anche lui, Ermanno Cappa, il padre delle gemelle Paola e Stefania, lo zio di Chiara Poggi, l’uomo eternamente diviso tra il professionista potente e determinato che è diventato e il padre iper protettivo e iper preoccupato che è. Si sono incontrati ancora e questa volta non è andata come quella prima, con uno scambio di battute tutto sommato cordiali per quanto povere di veri contenuti. La cordialità, almeno a giudicare dall’anteprima diffusa dallo stesso Fabrizio Corona, ora è venuta meno e sembra che il dottor Cappa abbia perso la pazienza. Con i soliti modi non esasperati, magari negandosi sul momento, ma lasciando così intendere che l’aria s’è fatta tesa veramente dopo mesi di voci, chiacchiere, inchieste che si sovrappongono e querele minacciate da ogni parte per provare a tenere sotto vetro una famiglia che ormai sotto vetro non può più starci. Perché se la famiglia Cappa non ha un ruolo nell’omicidio di Chiara Poggi (e al momento non c’è motivo di sospettare il contrario) è altrettanto evidente che la famiglia Cappa ricorre sempre più spesso – e ormai anche sempre senza contenzioso come nel caso degli accertamenti bancari prima disposti e poi forse mai fatti di cui si è parlato nei giorni scorsi – in ricostruzioni, articoli, racconti. Insomma, in tutto quel teatro che purtroppo è partito e non è più arrestabile in alcun modo. La parte di quello che c’è, ma non si fa vedere, ora è solo molto pericolosa dal punto di vista mediatico.
Chi l’ha capito benissimo e, manco a dirlo, ci balla sopra, è proprio Fabrizio Corona, che nella promo della puntata di lunedì di Falsissimo sembra anche lanciare anche una canzoncina dal titolo: “chi ha incastrato Alberto Stasi?” In quella promo, l’ex paparazzo dei vip insegue Ermanno Cappa sulle scale di un edificio e, provando a fermarlo per fargli delle domande, proprio mentre il padre delle gemelle gli risponde “non mi interessano le tue domande”, Corona se ne esce con un “perché non hai denunciato quando tua figlia è tata vio*entata?” Se a quella domanda c’è stata o no una risposta e se Corona è riuscito o meno a scoprire altri pezzi di una storia sempre più contorta si potrà capire solo dopo lunedì, mentre quello che inevitabilmente viene da fare, ora, è chiedersi quanto l’atteggiamento dei Cappa giustifichi l’aria che si respira intorno a quella famiglia.
Sia inteso, Ermanno Cappa fa quello che sente. Quello che può. E tiene coerentemente la linea di sempre, ma ormai il caso Chiara Poggi è così sfuggito di mano proprio dal punto di vista mediatico che rischia di fare peggio in uno scenario in cui tutti parlano con tutti (compresa la figlia in un vocale in cui si dicono comunque cose gravi e trasmesso ovunque), in cui gli avvocati sono onnipresenti in TV, gli indagati sembrano più preoccupati della giusta inquadratura che della possibilità di finire in galera e dalle procure (inutile negarlo, ndr) esce quotidianamente qualcosa che alimenta le narrazioni. Mentre un intero paese, Garlasco, parla, rivanga il passato, racconta storie, butta là sospetti e magari qualcuno si fa il bagno in qualche vecchia antipatia. O in testimonianze prima date e poi ritrattate. Ermanno Cappa, almeno fino a prova contraria, agisce “in difesa” della propria famiglia, opponendosi allo sguardo pubblico e mediatico e evitando che anche le figlie facciano altri danni come già nel 2007, con quel “vi stritolano, siete già su internet, fate ridere i polli” captato da una intercettazione che racconta tanto di un uomo che conosce bene dinamiche, giochi del potere e sistemi dei media.
“Se devono incastrarlo, lo incastrano” – disse Ermanno Cappa in un’altra intercettazione con la figlia Stefania, riferendosi a Alberto Stasi. Ma, adesso, a finire incastrato – negli scomodi panni di quello che si trincera perché ha da nascondere - rischia d’essere lui. Non certo in un’inchiesta che è sempre più lontana dal vedere la luce (che la verità non si saprà mai l’abbiamo già scritto), ma nell’opinione pubblica. Ecco perché scappare e nascondersi, anche da Fabrizio Corona, rischia di essere pericoloso in quello che ormai è diventato il macabro (e tristissimo) spettacolo intorno alle indagini infinite sulla morte di una ragazza che è rimasta senza giustizia, o con una giustizia sommaria e che non convince fino in fondo. “I media inventano anche delle cavolate”, aveva detto sempre Ermanno Cappa proprio nel primo incontro con Corona, ma ormai, cavolate o non cavolate, il silenzio ostinato, la posizione differente, può diventare non una legittima volontà di non transigere sulla protezione dei propri affetti e della propria riservatezza, ma il grimaldello a cui aggrappare le convinzioni di una opinione pubblica che – anche se non dovrebbe – è sempre più condizionante. Corona o non Corona.