Diciotto anni dopo il delitto di Garlasco, l’alibi di Andrea Sempio torna sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. Il ragazzo, amico intimo del fratello di Chiara Poggi – uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia – oggi è indagato per concorso in omicidio. Ma se c’è una cosa che non convince la criminologa Roberta Bruzzone, è proprio il suo “presunto” alibi. “Ci sarebbe – dice – perché non lo sappiamo con assoluta certezza, ma ci sarebbe un testimone che collocherebbe la signora Sempio a Vigevano la mattina del delitto e non il figlio Andrea. E questo potrebbe anche essere un dato in qualche modo magari verificato”. Tradotto: forse, quella mattina, al supermercato c’era la madre e non lui. O forse no. L’alibi, finora poggiato su uno scontrino orario, vacilla.


“La procura immagino ce l’abbia già questo inserimento – continua la Bruzzone – per quanto non sia facile dimostrare dopo 18 anni che tu eri a Vigevano e insieme a te c'era un'altra persona, a meno che tu non abbia dei dati incontrovertibili”. La finestra temporale dell’omicidio è chiara: tra le 9:12 e le 9:35. “Peraltro più verso le 9:12 – precisa la Bruzzone – quindi 9:20, 9:25, quello scontrino comunque non è che lo toglie dalla scena del crimine nell'orario indicato del delitto”. Ecco il nodo. Lo scontrino non lo salva. Anzi, lo inchioda a un alibi fragile, troppo fragile per sostenere il peso di un omicidio: “Se è un alibi, è davvero un pessimo alibi”. In mezzo, resta il fantasma di un’amicizia ambigua, i vecchi messaggi sul cellulare mai letti e le ombre di un processo che ha già condannato – in via definitiva – Alberto Stasi. Ma oggi, le certezze vacillano. E la domanda è sempre la stessa: Chiara è davvero morta per mano di un solo uomo?

