Un nuovo profilo genetico è riemerso dalle carte dell’omicidio di Chiara Poggi. Un Dna maschile, mai identificato, è stato isolato sul pollice destro della ragazza uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco. Si chiama MDX1, ed è stato repertato dal RIS di Parma subito dopo il delitto. All’epoca fu accantonato perché “non interpretabile”. Oggi torna sotto i riflettori, in mezzo a un’indagine che ha appena tirato dentro un nuovo indagato: Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, accusato di omicidio in concorso. Sì, lo stesso che secondo la Procura avrebbe lasciato una traccia sul mignolo destro di Chiara. Come ci è arrivato lì? La stessa mano su cui ora salta fuori anche un’altra traccia. Sempre maschile. Sempre misteriosa. E se anche questa appartenesse a Sempio? “Il campione aveva manifestato la presenza di una possibile commistione fra due Dna distinti”, si legge nella relazione del RIS dell’epoca. Era il settembre del 2007. Il capitano Alberto Marino, consulente del PM, tentò tre amplificazioni distinte su MDX1. Ma i risultati furono giudicati non decifrabili. A rilasciare il verdetto fu Matteo Fabbri, genetista di fiducia di Alberto Stasi, ora in regime di semilibertà dopo essere stato condannato nel 2015 a sedici anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata. Secondo lui, i picchi degli elettroferogrammi erano troppo bassi, con “effetto ladder”, ovvero amplificazione casuale del Dna. Eppure, qualcosa c’era. La sigla “Id + Y” indicava componente maschile, anche se l’aplotipo Y venne classificato come “negativo”. Per tutti, quel Dna era inutile.

Ma nel 2014 ci ha rimesso mano Francesco De Stefano, lo stesso che riuscì a tirare fuori il profilo di “Ignoto 1” da un’unghia di Chiara. Quel codice genetico sul pollice destro è sopravvissuto a 17 anni e 3 tentativi di cancellazione. E adesso potrebbe portare a un nome. Nel frattempo, l’inchiesta guidata dal procuratore Fabio Napoleone va avanti. Adesso tocca alla superconsulente Cristina Cattaneo dare risposte definitive sull’arma del delitto e su quante persone erano davvero nella villetta di via Pascoli quella mattina. “L’indagine non poteva essere riaperta senza l’ipotesi di più persone sulla scena. Quindi per forza è così”, ha detto Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio. “La Procura ipotizza un concorso tra persone. Ma non è ancora chiaro quali siano gli indizi contro il mio assistito.” Intanto si aspetta l’udienza del 10 ottobre, quando la perita Denise Albani dovrà presentare l’esito dell’incidente probatorio sulle analisi genetiche.E poi c’è quell’altro fronte dimenticato: le tracce biologiche femminili trovate in tre punti chiave della villetta. Isolate anche quelle nel 2007, ma mai attribuite a nessuno. Le analisi non permisero identificazioni, ma avrebbero potuto essere confrontate con le donne che frequentavano casa Poggi. Nessuno, però, lo ha fatto. Oggi quelle presenze ignote sembrano più reali che mai.

