Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva, ma il caso si riapre su una traccia. Per Roberta Bruzzone, criminologa, quella “non è un’orma, ma sangue spostato”. Nuove teorie? “La sagra dell’ipotesi, senza basi e senza studio degli atti”. La difesa di Stasi fu solida, guidata dal prof. Angelo Giarda: “Non l’ultimo arrivato”.
Riesumare vecchi frammenti per costruire gialli alternativi? “Ipotesi da cereali mal digeriti”
Certe storie non muoiono mai. È il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco. Una sentenza definitiva ha condannato Alberto Stasi, il fidanzato, a 16 anni di reclusione. Fine del film? Neanche per sogno. Ora si riapre il sipario con l’incidente probatorio su una presunta “nuova” traccia ematica. Ma per Roberta Bruzzone, criminologa abituata a navigare tra scene del crimine e fantasie processuali, il revival di Garlasco somiglia più a una saga tragicomica. “Hanno escluso che si tratti di un’improvvisata”, dice Bruzzone. “Perché diversamente avremmo dovuto avere un passaggio più ampio e un'altra serie di elementi. Il rilascio delle tracce ematiche avrebbe imposto, se il soggetto si è mosso, anche il rilascio di tracce compatibili in altri punti. Quindi quella è chiaramente una traccia di sangue che si è sicuramente modificata al passaggio del corpo della povera Chiara, che è stato spostato e messo lì. Non c’è proprio modo di collocarla sull’orma”.


In parole povere, l’ipotesi che si tratti di un’impronta insanguinata sarebbe, per la Bruzzone, una “porzioncina di traccia” trasformata in teoria da “quelli che la mattina si svegliano, forse non hanno digerito i cereali, e si mettono a fare ipotesi abbastanza discutibili”. La criminologa punta il dito contro la leggerezza con cui vengono ripescati vecchi indizi già smontati in aula: “Non so chi siano questi scienziati che oggi si fanno fare una serie di valutazioni. Dovrebbero fare un accesso agli atti completo e studiarsi bene tutte le informazioni, perché oggi sembra veramente la fiera dell’ipotesi, anzi la sagra, perché la fiera è forse qualcosa di un po’ più strutturato”. In difesa dell’impianto accusatorio che ha portato alla condanna di Stasi, la Bruzzone ricorda il lavoro dei legali e dei consulenti difensivi: “Abbiamo avuto non solo un’attività istruttoria, ma anche difensiva. Alberto Stasi è stato rappresentato in maniera egregia da fior di consulenti e fior di avvocati. La sua difesa è stata incardinata nella figura di Angelo Giarda, un professionista di altissimo spessore, professore di procedura penale. Certamente non l’ultimo arrivato”. Per la Bruzzone, tutto è già stato visto, studiato, discusso. Le sentenze parlano chiaro. E chi oggi cerca di rianimare il caso, per lei, rischia di farlo solo “con pezzi scollegati, e ipotesi creative, ma senza fondamenta”.

