Il corpo di Chiara Poggi, durante l’autopsia, non sarebbe mai stato pesato. Un dettaglio tecnico, che però, a diciotto anni dall’omicidio, si trasforma nell’ennesimo dubbio sul lavoro fatto (o non fatto) nelle prime ore di indagine. A rivelarlo è stato Filorosso, il programma di Rai 3 condotto da Manuela Moreno, che torna sul delitto di Garlasco e apre un altro fronte su una vicenda giudiziaria già piena di crepe. Nel referto autoptico dell’epoca si legge che Chiara pesava “tra i 45 e i 50 chili”. Una stima approssimativa, insomma. Nessuna bilancia usata, nessun dato certo. Ma senza il peso esatto del cadavere, cambia anche il calcolo sulla temperatura corporea, che è uno dei parametri chiave per stimare l’ora della morte. E a quel punto tutto può sballare: testimonianze, alibi, ricostruzioni. A chiarire la questione è stato Vittorio Fineschi, medico legale, ordinario alla Sapienza e punto di riferimento internazionale: “Forse il medico legale stringe troppo il momento senza però il peso preciso, forse è una stima stretta. A seconda del peso c'è una dispersione di calore, va tenuto conto di un dato fondamentale”.

“Ma pochissimi istituti dove si fanno autopsie forensi hanno una bilancia cadaverica”. E conclude con una frase che pesa: “Cosa cambiava se il peso fosse stato diverso? L'orario poteva variare anche di un'ora, un'ora e mezzo”. Un’ora. O forse due. Quanto basta, in un caso come questo, a riscrivere il copione. E a far saltare di nuovo l’idea che si sappia davvero come siano andate le cose. In collegamento, l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, che non nasconde la sua esasperazione: “Non ditemi che è l’ennesimo errore. Il fatto che non si sia pesato il corpo approssimando il peso… sono stufo di sentire parlare di questi innumerevoli errori. C’è una persona da dieci anni in galera”. Poi aggiunge, parlando dell’inchiesta ancora in corso: “L’indagine non è fuffa, non è finta, svelerà diverse cose. Qualcuno invoca l’oscurantismo medievale e il silenzio. Non bisogna avere paura di approfondire”. De Rensis ribadisce che Stasi “si è sempre presentato a ogni interrogatorio” e che “rivendica in modo legittimo la sua innocenza”. E intanto, ogni settimana, spunta un dettaglio che riapre la domanda che nessuno ha ancora avuto il coraggio di archiviare: e se non fosse andata come ci hanno raccontato?

