La crisi del turismo? Non esiste: si tratta di una campagna della sinistra per screditare il governo di Giorgia Meloni, secondo gli oppositori degli oppositori. Se in questi giorni si è parlato molto di crisi del turismo, ombrelloni chiusi e italiani che faticano a fare la spesa, figurarsi andare in vacanza, i giornali di destra rispondono: in realtà, la sinistra vuole dipingere il Paese come povero mentre i dati del turismo, al contrario, sono in crescita. Ma è vero? Siamo alla post-verità anche sulle ferie?

Filippo Facci ad esempio, dalle pagine de Il Giornale, sottolinea che ci sono meno persone al mare, ma più in montagna. Una sorta di “trasfusione turistica” che viene trattata da un lato per parlare degli italiani come più poveri (il calo delle presenze al mare), dall'altro come più volgari (il fenomeno dell'overtourism). Invece, sostiene il giornalista, è già da tempo che le abitudini degli italiani sono cambiate per quanto riguarda le vacanze: nel 2019 oltre il 60 per cento degli italiani faceva una vacanza lunga (7 giorni o più) mentre oggi prevarrebbe un approccio più attento, spesso soggiornando in strutture alternative come B&B, agriturismi o case in affitto. Di contro, invece, il turismo internazionale non cala per niente: eravamo il terzo Paese al mondo (dopo Spagna e Usa) e lo siamo rimasti. Facci prosegue con una valutazione delle spese: “come spiegava Federconsumatori, una famiglia di quattro persone (2 adulti e 2 bambini) se vuole che andare al mare potrebbe spendere circa 6.500 euro tutto compreso, mentre in montagna potrebbe spenderne circa 4.779: fine della discussione sul perché la gente vada di più in montagna”. Dopodiché, conclude, “la gente appare stupida ovunque si faccia massa, ma c’è qualcosa che non sapevamo?”. A riprova del commento di Facci, vengono riportati a lato i dati dell’assessorato al Turismo della Valle d’Aosta: a giugno, un aumento del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e, addirittura, il 25,9% in più di arrivi rispetto a due anni fa.
In un'analisi della stessa testata, stavolta a firma Fabrizio de Feo, vengono invece riportati i numeri del Viminale contenuti nella banca dati Alloggiati Web, il portale della Polizia a cui le strutture (alberghiere ed extra alberghiere) comunicano le generalità delle persone alloggiate nelle loro strutture. Da questi dati, emerge che nei primi due mesi dell’estate il turismo è aumentato: a giugno gli arrivi sono stati 21.680.741 contro i 19.660.297 del 2024 (+10.2%), a luglio 23.997.082 a fronte dei 22.951.500 dell’anno scorso (+4,5%). Rimane però più alto il numero dei pernottamenti prenotati dai turisti stranieri rispetto agli italiani: “numeri che fanno sorridere ristoratori e albergatori, ma che naturalmente non raccontano le difficoltà di 8,4 milioni di italiani che resteranno a casa, anche se solo uno su tre rinuncia per motivi economici”.

Più polemico Libero, che titola “Falce e secchiello” e “A sinistra si gode ma è l'ennesimo autogoal”: se poco fa il problema era l'overtourism, scrive Andrea Muzzolon, adesso in vacanza non ci va più nessuno. A fronte dei dati quindi, “l'improvvisa scomparsa del turismo” altro non sarebbe che il pretesto del Partito Democratico per rilanciare la battaglia sul salario minimo.
In un secondo articolo di Michele Zaccardi, viene riportato che da giugno a settembre, Unioncamere, Ministero del Turismo e l’Agenzia nazionale del turismo (Enit) stimano una crescita di 5 milioni di arrivi (il 7,69%) sul 2024, pari a 70 milioni di turisti, di cui 38,5 milioni di stranieri. Per quanto invece riguarda il turismo balneare, tra giugno e agosto le stime di Assoturismo parlano di 20,7 milioni di arrivi, in crescita del 2%, e 110,1milioni di presenze (+1,1%), per una spesa di 22 miliardi di euro. In quanto al fatto, scrive Zaccardi, “che gli italiani siano alla canna del gas, è vero che uno su tre nel 2024 non si è potuto permettere una vacanza, come segnala Eurostat, ma al tempo stesso è vero che questo è il dato più basso dal 2004 e solo Polonia, Francia e Germania registrano numeri migliori”.

Su La Verità infine, Fabio Dragoni scrive che la “favola delle spiagge deserte” serve a farci digerire la direttiva europea Bolkestein per mettere all'asta le concessioni. “Se gli ombrelloni costano un occhio della testa ora che le concessioni, secondo la vulgata eurolirica, sono svendute agli attuali stabilimenti, come faranno domani a costare di meno se le concessioni saranno strapagate?”, polemizza Dragoni. Il quale però, come già i suoi colleghi, non può negare l'impoverimento degli italiani: “Sul fatto che l'Italia sia piagata da una devastante epidemia di povertà -scrive- non c'è molto da discutere. Da quando l'Istat conta gli italiani in povertà assoluta (vale a dire dal 2006), questi sono aumentati da 2,3 a 5,7 milioni”. La colpa della Meloni? Lei c'entra ben poco, al massimo non ha fatto quanto poteva per invertire la rotta.
Il turismo comunque se la passa bene: “la narrazione apocalittica a senso unico” crollerebbe davanti ai dati. In Emilia Romagna ad esempio, l'assessore regionale al turismo prevede presenze e arrivi con numeri allo stesso livello dello scorso anno. Parole dunque, che farebbero a cazzotti con le paginate dei giornali dei giorni scorsi, oltre che con i numeri della banca dati Alloggiati Web riportati anche dal Giornale.
Dragoni lancia un dubbio: guardacaso si tratta degli stessi temi diffusi dai media spagnoli, la stessa campagna di comunicazione; che dietro ci sia un'unica regia europea?
