«Tra settembre e ottobre inizieranno a calare degli assi». Antonio De Rensis, uno degli avvocati storici di Alberto Stasi, non usa giri di parole. Ospite a Filorosso, ha commentato le ultime novità sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, e sulle indagini riaperte ormai da mesi. Secondo il legale, i prossimi sviluppi potrebbero cambiare il corso del caso, perché «la BPA – l’analisi delle tracce ematiche – sarà una certezza. Almeno per i RIS di Cagliari». Un punto, quello delle evidenze scientifiche, che De Rensis mette al centro: «Non dobbiamo perdere il focus su questa indagine. È un’indagine seria. Quelle impronte palmari sul pigiamino della povera Chiara non dovevano essere cancellate. E chi le ha cancellate ha commesso un errore». Errore non da poco. Per l’avvocato, la responsabilità ricade direttamente su chi avrebbe dovuto preservare la scena del crimine: «Tutti gli errori che vengono commessi in una scena del crimine sono del pubblico ministero e della polizia giudiziaria sul luogo. Se il medico ha ribaltato il pigiamino è perché qualcuno glielo ha consentito».

De Rensis ha poi commentato anche l’intervista che il giornalista Daniele Bonistalli ha fatto a Vittorio Fineschi, luminare della medicina legale e ordinario alla Sapienza di Roma. Il professore ha parlato dell’importanza del peso corporeo nella stima dell’orario della morte, punto mai chiarito fino in fondo nell’autopsia sul corpo di Chiara: «Può variare di oltre un’ora, un’ora e mezzo – ha spiegato Fineschi – quindi di molto. Con un peso differente si può partire dalle 9. È per questo che pesiamo i corpi». Ma il corpo della vittima non fu mai pesato, perché – dettaglio spesso ignorato – le bilance idonee a farlo si trovano solo in pochissime strutture. E per De Rensis, questo è un ulteriore indizio di quanto le indagini iniziali siano state superficiali: «L’argomentare di questo scienziato che onora la medicina italiana al di fuori dei nostri confini deve servire a tutti coloro che tacciano le consulenze degli altri come banalità, cose senza senso o alchimie. Spero che l’autorità scientifica del professor Fineschi induca tutti a una riflessione. A una riflessione di prudenza nei confronti di chi sta indagando».

