C’è un nome che, dopo anni di silenzio, è tornato a insinuarsi nel buio dell’omicidio di Garlasco: Andrea Sempio. Un nome che riapre vecchie ferite e accende nuove domande. A porle, questa volta, è l’avvocato Daniele Bocciolini, in un articolo pubblicato dal settimanale Giallo, diretto da Albina Perri. L’interrogativo centrale è uno di quelli pesanti: le novità che potrebbero emergere nell’indagine su Sempio saranno abbastanza forti da mettere in discussione la condanna definitiva nei confronti di Alberto Stasi? Parliamo di una sentenza arrivata nel dicembre del 2015, quando la Corte di Cassazione confermò la sentenza di Appello bis che aveva inflitto a Stasi 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Una sentenza che, già allora, sollevò non pochi dubbi e polemiche. Dubbi che oggi, alla luce di errori investigativi e di nuove piste, tornano a pesare. Attualmente, Stasi sta scontando la pena in regime di semilibertà: lavora fuori durante il giorno e rientra in carcere la sera. Se tutto resta com’è, il “fine pena” è previsto per il 2030, ma con buona condotta e liberazione anticipata potrebbe uscire già nel 2028. Intanto, Sempio è indagato per concorso in omicidio con ignoti o con lo stesso Stasi.

Una situazione che cambia radicalmente la narrazione consolidata negli ultimi dieci anni, e che aprirebbe un fronte completamente nuovo. Un fronte che, spiega Bocciolini su Giallo, potrebbe rappresentare un "elemento nuovo" di tale rilievo da giustificare anche una richiesta di revisione del processo. Non si tratta solo di suggestioni. Se una prova scientifica, concreta, verificabile, dovesse collocare un altro soggetto sulla scena del crimine, l’intera posizione di Stasi, in veste di colpevole, potrebbe crollare. Ma attenzione: la scarcerazione, anche in quel caso, non sarebbe automatica. Bisognerebbe passare da un nuovo processo. Solo se i giudici ritenessero le nuove prove idonee a ribaltare la sentenza, allora potrebbero revocarla, prosciogliere Stasi e rimetterlo in libertà. La verità, oggi come ieri, resta un terreno scivoloso. Ma qualcosa, dopo anni di silenzi, si muove.

