La Procura di Pavia, diretta da Fabio Napoleone, sta portando avanti le nuove indagini sul delitto di Chiara Poggi mantenendo l’attenzione non sui dettagli suggestivi e le teorie più fantasiose, ma su quelli decisamente più importanti, che potrebbero dire davvero cosa sia realmente accaduto la mattina del 13 agosto 2007 nella villetta in via Pascoli a Garlasco. A occuparsene, in particolare, sono l’aggiunto Stefano Civardi e le pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza. Il loro focus? Il dna sotto le unghie di Chiara poggi, le paradesive per le impronte, i reperti rimasti fino inutilizzati. Tutto materiale utile per l’incidente probatorio. L’udienza è fissata tra un paio di settimane, ma intanto si limano le liste dei nomi: altre persone a cui potrebbe essere chiesto un tampone genetico per confronti. È scettico, però, Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, che ha spiegato che non chiederà “integrazioni” nelle indagini difensive. “Stiamo fermi dal momento che quelle ‘offensive’ sono al nulla” ha detto Lovati.

Parallelamente, gli inquirenti lavorano su un altro elemento: quell’impronta che secondo una consulenza della Procura sarebbe riconducibile proprio a Sempio, trovata sulle scale dove fu rinvenuto il corpo di Chiara Poggi. Ma non solo. Si stanno analizzando anche i tabulati telefonici dell’epoca, nel traffico cella registrato a Garlasco quel 13 agosto 2007. Tracce che, a differenza del dna ormai compromesso nel tempo, potrebbero parlare ancora con chiarezza. Tre sono le telefonate che Andrea Sempio fece a Chiara Poggi prima che venisse uccisa. Ma non è tutto. C’è anche un’altra chiamata su cui gli inquirenti si stanno concentrando: quella che Stefania Cappa, cugina della vittima. Il 13 agosto, poche ore dopo l’omicidio, avrebbe detto: “L’ultima volta che ho visto mia cugina è stato sabato 11 agosto (...). Ma domenica verso le 12 ci siamo sentite telefonicamente e ci siamo promesse di vederci il giorno successivo alle 16. Anche in questa circostanza non ho notato nulla di strano nel suo atteggiamento”. Due giorni dopo è stata di nuovo sentita dai carabinieri e ha riconfermato le telefonate. Ma di queste chiamate non ci sarebbe traccia, nessun segnale nei tabulati a disposizione. Inoltre, secondo quanto emerso, sempre parlando dei tabulati sono stati acquisiti, all’epoca del delitto, quelli dei genitori di Chiara Poggi, ma non quelli del fratello Marco. Un dettaglio non irrilevante, contando che Marco era amico di Andrea Sempio, l’indagato su cui adesso si sta concentrando l’attenzione.
