Quella che ruota attorno al Santuario della Madonna della Bozzola è la pista relativa al delitto di Garlasco che sicuramente gli amanti dei complotti ritengono più plausibile. In verità è l’ipotesi più controversa. Oltre ad essere un luogo di culto molto frequentato in Lomellina, il Santuario è al centro di voci persistenti su abusi, rituali oscuri, festini a sfondo sessuale e presunti episodi di pedofilia. Un contesto inquietante che si sovrappone alle ricerche online effettuate da Chiara Poggi prima di essere uccisa. La giovane custodiva su una chiavetta articoli riguardanti abusi sessuali nella Chiesa americana. I magistrati della Procura di Pavia che hanno riaperto le indagini e focalizzato l’attenzione su Andrea Sempio, restano prudenti e sottolineano come, ad oggi, non siano emersi legami concreti tra il delitto e i racconti legati al Santuario. Gli investigatori intendono comunque esaminare gli atti relativi a un procedimento giudiziario del 2014 che coinvolse alcuni religiosi della Bozzola, finiti vittime di un ricatto sessuale da parte di due cittadini romeni, Flavius Savu e Florin Tanasie. Questi ultimi estorsero denaro (250 mila euro, in parte corrisposti) a don Francesco Vitali, conosciuto come don Gregorio, allora rettore ed esorcista del Santuario. Il sacerdote, coinvolto in rapporti sessuali con i due, venne registrato e minacciato di diffusione delle prove. Nel corso del processo emerse anche un interrogatorio condotto da don Paolo Scevola, promotore di giustizia diocesano, che raccolse dichiarazioni su filmati, denaro e presunti incontri sessuali. “Chi partecipa di solito?”, chiede don Paolo. “Don Gregorio”. “Con più giovani?”, “Ci vanno anche donne, due donne, però io quelle non le ho viste, non ho la prova... giovani, giovani”. “Maggiorenni o minorenni?”, “Minorenni no”.

In quelle carte giudiziarie compaiono anche i nomi dell’avvocato Massimo Lovati, attualmente legale di Andrea Sempio, e dell’ex sindaco di Garlasco, Pietro Farina, entrambi citati per il tentativo di arginare il clamore dello scandalo. Lovati, in particolare, predispose alcune ricevute fittizie per giustificare i versamenti effettuati a favore di Savu come “spese mediche” a carico del Santuario. Curiosamente, oggi lo stesso avvocato racconta di aver sognato Chiara Poggi vittima di un omicidio legato alla custodia di un segreto compromettente sul Santuario. Ma l’omicidio è del 2007, mentre lo scandalo esplose nel 2014. Resta però un dettaglio rilevante: Chiara aveva cercato due volte online informazioni sul Santuario della Bozzola, la prima il 26 luglio alle 11.06 e la seconda il 1° agosto alle 15.41. In entrambe le occasioni scaricò dal computer dell’ufficio un’immagine del Santuario. Questo interesse, mai emerso prima e mai menzionato neppure da Alberto Stasi, condannato a 16 anni, è al centro di nuovi approfondimenti. Gli investigatori potrebbero ascoltare anche i colleghi di lavoro della giovane, che all’epoca era impiegata in un’azienda di via Savona a Milano. Una collega riferì che Chiara possedeva due telefoni cellulari e frequentava nuovi amici in città, dettagli rimasti finora in secondo piano. Tutti questi elementi - dai tabulati telefonici ai messaggi vocali che coinvolgerebbero Paola Cappa e l’ex agente Francesco Chiesa Soprani - saranno ora passati al vaglio.
