Varie ipotesi sono state avanzate sul caso dell’assassinio di Chiara Poggi. Una di queste è una particolarmente controversa: quella che collega il delitto a un possibile ricatto a sfondo sessuale. Questa pista, emersa nel contesto della nuova indagine aperta sull’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007, trova un possibile punto di contatto con un luogo simbolo di Garlasco: il Santuario della Madonna della Bozzola. I fatti relativi a questa vicenda risalgano al 2014, dunque a sette anni dall’omicidio. L’episodio chiave che ricollegherebbe la vicenda del Santuario al caso Poggi è un’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Vigevano. Il 21 giugno 2014, in una stanza della diocesi, si svolgeva un’operazione sotto copertura. Un militare dell’Arma, travestito da sacerdote, stava spiando una conversazione tra due cittadini di origine rumena e un inviato del Vaticano, il promotore di giustizia, incaricato di fare luce su presunti ricatti. I due uomini chiedevano una cifra enorme, 250mila euro, in cambio del silenzio su un presunto scandalo sessuale. In loro possesso, a quanto pare, vi era una registrazione audio nella quale si sarebbe udito don Gregorio Vitali, allora rettore del Santuario e noto esorcista, coinvolto in atti sessuali.

Il nome di don Vitali non è nuovo al caso Poggi: subito dopo il delitto, fu proprio lui a rivolgersi pubblicamente al colpevole, pronunciando durante una funzione la frase: “Che si penta”. Lo stesso sacerdote, nel tempo, fu al centro di un’indagine per estorsione, culminata con il sequestro di ulteriori materiali e intercettazioni. In una di queste, il promotore di giustizia appare visibilmente scosso mentre chiede se, oltre all’audio, esistano anche riprese video. La risposta dell’interlocutore conferma l’esistenza di filmati girati nella camera da letto del sacerdote, in compagnia di alcuni giovani. A rappresentare legalmente i due ricattatori fu l’avvocato Roberto Grittini, che intervenne anche nel corso della trasmissione Chi l’ha visto?, rivelando un dettaglio rilevante sull’origine della denuncia. Secondo il legale, tutto ebbe inizio da un’informazione confidenziale fornita ai carabinieri di Vigevano – e non a quelli di Garlasco – nell’ambito di un’inchiesta su una rapina. “Un confidente dei carabinieri di Vigevano, non di Garlasco, che interpellato, nel contesto di un’indagine per rapina, racconta ai carabinieri che lo stavano sentendo di queste anomalie all’interno del Santuario della Bozzola. Ai carabinieri di Vigevano, non di Garlasco”, ha chiarito Grittini. Don Vitali, interrogato in merito ai fatti, avrebbe ammesso un solo episodio, attribuendolo a “un momento di debolezza”. Per lui fu imposto il divieto di celebrare messa pubblicamente. La sua figura, già centrale nel tessuto religioso e sociale di Garlasco, venne così messa in discussione. Un ulteriore sviluppo è arrivato sempre da Chi l’ha visto?, che è riuscito a mettersi in contatto telefonico con uno dei due rumeni, attualmente latitante. L’uomo ha dichiarato: “Poggi aveva scoperto il giro e aveva detto che avrebbe parlato, da lì è partito tutto”. Secondo quanto ipotizzato dalla trasmissione, la giovane in questione sarebbe proprio Chiara Poggi. Una rivelazione che, se confermata, potrebbe legare direttamente la vittima al presunto ricatto e fornire un movente al delitto. A rilanciare questa possibile pista è stato recentemente anche l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio. Lovati ha evocato l’ipotesi di un “sicario” introdottosi nella villetta della famiglia Poggi, lasciando intendere che il ricatto potrebbe essere alla base di una vendetta o di un’esecuzione.
