A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso si riapre con nuove piste e antichi volti. Era il 13 agosto 2007 quando la giovane venne trovata morta nella sua abitazione. In pigiama, aveva aperto la porta a chi conosceva. Fu aggredita alle spalle, senza il tempo di difendersi. Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, l’ex fidanzato, sembrava che il caso fosse chiuso. Oggi non più.
Le indagini hanno preso una nuova direzione. Protagonista principale della riapertura è Andrea Sempio, impiegato in un centro commerciale, un tempo parte della comitiva di amici di Garlasco, oggi trasferitosi altrove. Sempio è il principale sospettato della nuova inchiesta, ma non si è presentato davanti agli inquirenti. Al contrario, lo ha fatto Alberto Stasi, interrogato dalla Procura di Pavia.
Intanto, a Dolo, nel Veneziano, Marco Poggi – fratello di Chiara – è stato sentito dai carabinieri alla presenza della pm Giuliana Rizza. Marco ha ribadito quanto già dichiarato il 12 marzo scorso: «Andrea Sempio non c’entra niente con l’omicidio di mia sorella». «Con Andrea siamo legati da una lunga amicizia». Tuttavia, ha aggiunto un dettaglio nuovo: «Forse Andrea non frequentava solo la stanza del pc e la sala tv, ma può essere che sia sceso anche in cantina». Un particolare mai emerso prima, considerato «interessante» dagli inquirenti, in quanto nei pressi della cantina furono trovate impronte poi attribuite a un carabiniere e allo stesso Marco.
Nonostante ai carabinieri sia stata mostrata l’impronta di Sempio rilevata su una traccia di sangue, Marco continua a difenderlo. Le indagini puntano ora a chiarire quando e con quale frequenza Sempio frequentasse la casa dei Poggi. In quel periodo, raccontano, lui e Marco trascorrevano ore giocando alla Playstation con altri amici della compagnia.
Tra questi, Mattia Capra (oggi 36 anni) e Roberto Freddi (37), che all’epoca frequentavano la villetta di Chiara per giocare con Marco e Sempio. Conoscevano Chiara, ma non la frequentavano assiduamente, dato che era più grande di loro.
Anche Alessandro Biasibetti è tornato all’attenzione degli inquirenti. Oggi frate domenicano, quel giorno si trovava in Trentino con i genitori di Chiara e con Marco Poggi. È stato menzionato anche Marco Panzarasa, allora migliore amico di Stasi. Pochi giorni prima dell’omicidio era stato in Inghilterra con lui, e al momento del ritrovamento del corpo di Chiara, stava rientrando da una vacanza al mare.

Si torna anche a discutere delle cugine di Chaira, Stefania e Paola Cappa. Stefania è oggi avvocata, Paola food blogger residente all’estero. Non risultano indagate, ma sono tornate sotto i riflettori per una vecchia foto postata davanti casa Poggi in cui apparivano con Chiara, rivelatasi poi un fotomontaggio.
Secondo nuove testimonianze, Stefania Cappa sarebbe stata vista in bicicletta con un oggetto pesante in mano nei pressi della villetta il giorno dell’omicidio, e anche vicino al canale dove recentemente si è cercata l’arma del delitto. Un verbale dell’epoca, poi ritrattato, avrebbe già collocato la giovane nei paraggi.
Una testimone di 48 anni ha chiesto di essere ascoltata dagli inquirenti tramite il suo avvocato Stefano Benvenuto. La donna avrebbe deciso di parlare dopo aver letto dichiarazioni attribuite a Stefania Cappa sui media. Racconta che, poco dopo l’omicidio, la cugina avrebbe detto: «Loro mi devono vedere che vado al cimitero». Il legale Benvenuto, contattato, non ha rilasciato commenti.
Inoltre, Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio, ha riferito alla trasmissione “Le Iene” di una presunta lite tra Chiara e una delle cugine, avvenuta il giorno prima del delitto. La testimone indicata da Ferrari ha smentito di aver fatto tali affermazioni. Ferrari, però, ribadisce: «L’ho sentita dirlo», pur riconoscendo che la testimone non ne parlò né con i carabinieri né con altri.
Le indagini si concentrano ora su tasselli definiti «importanti» e «solidi» dagli inquirenti. Il cerchio sembra stringersi attorno a quella comitiva di amici, allora poco più che adolescenti, oggi adulti con vite affermate. Il quadro resta aperto, le domande ancora molte. Ma l’interesse della magistratura, dopo diciotto anni, è più vivo che mai.
