Del supertestimone che ha contattato le Iene – la puntata andrà in onda il 20 maggio su Italia Uno - per dire la sua versione sul caso dell’omicidio di Chiara Poggi si è detto tanto. La persona informata avrebbe parlato delle gemelle Cappa, in particolare Stefania, un oggetto pesante lanciato nel fiume, forse un martello, caduto in acqua con un “tonfo fortissimo”. Dopo l’annuncio sono ripartite le voci su Stefania, che la seguono da quasi 20 anni, e che la famiglia ha smentito: “Solo calunnie”. E minaccia querele. Le due sorelle, infatti, non sono indagate. Anche gli investigatori raccomandano prudenza nei confronti del testimone. Più netto, invece, il giudizio di Gianluigi Nuzzi, che ha parlato del caso dal Salone del Libro di Torino: “Io ho dei dubbi”, dice Nuzzi, “l’elemento di questo super testimone che dopo 17 anni ha, uso le sue parole, ‘il coraggio’ di andare prima in un programma televisivo e poi dalla magistratura. E racconta di aver visto una delle sorelle Cappa lanciare degli oggetti in una roggia”. Il problema è che oltre a basare la testimonianza sulle parole di due persone decedute, la fonte ha cercato subito di farsi avanti in televisione: “Se hai paura cerca un colloquio confidenziale con i magistrati”. “Verso questo supertestimone nutro dei dubbi, così come nutro dei dubbi sul coinvolgimento delle sorelle Cappa, perché sono state tirate dentro”, prosegue Nuzzi al Salone del Libro, “pensate cosa vuol dire che vieni maciullato nella reputazione. Non sono nemmeno indagate”. Un ulteriore perplessità è dovuta al fatto che il testimone avrebbe ricevuto informazioni da due persone decedute. “Insomma, le sedute spiritiche si facevano con Romano Prodi per il delitto Moro. Questo Paese dovrebbe crescere un po’ più rapidamente”.
Stanno ricominciando a circolare le dichiarazioni di Stefania Cappa rilasciate il 13 agosto 2007: “Premetto che io e mia cugina avevamo un ottimo rapporto. Nell'ultimo mese addirittura ci vedevamo quasi tutti i giorni per il fatto che io, essendo stata lasciata da qualche mese dal mio fidanzato avevo bisogno di confidarmi con qualcuno che mi capisse”, disse la donna all’epoca. Stefania, ora un avvocato nello studio del padre, venne interrogata a brevissima distanza dal rinvenimento del cadavere della parente Chiara: “Eravamo solite confidarci ogni minima cosa”. Un rapporto inizialmente non così intenso, ma che si è rafforzato dopo la rottura con il suo fidanzato dell’epoca: “Abbiamo iniziato a sentirci telefonicamente con maggiore frequenza. La chiamavo quasi ogni settimana”. Menzionò inoltre che proprio in quel periodo aveva richiesto a Chiara il contatto di un conoscente del compagno Alberto Stasi. Si tratta di Marco Panzarasa, amico stretto di Stasi. Affermò di averlo contattato per “un aiuto” nei suoi percorsi accademici. Panzarasa comparirà frequentemente anche nelle deposizioni ulteriori (l'ultima risale al 7 febbraio 2008). Stefania Cappa sostenne di averlo interpellato il giorno dell'assassinio di Chiara. E Panzarasa disse di non aver nemmeno identificato correttamente chi fosse questa Chiara, tanto che lei dovette specificare il cognome. Le gemelle e Panzarasa figurano nell'elenco dei soggetti tenuti a fornire campioni biologici per l'estrazione del Dna da confrontare in vista dell'udienza per l’incidente probatorio. La narrazione che Stefania Cappa offre della sua relazione con Chiara diverge notevolmente da quanto asserito dalla gemella Paola. Quest'ultima, infatti, ha detto che fino “all'età di 10-12 anni la mia famiglia era solita frequentare la famiglia di Chiara per cui io e mia sorella giocavamo con la Chiara. Anche se a dire il vero ricordo che la si doveva coinvolgere anche nei giochi perché era sempre taciturna e schiva. Dopo la morte di nostro nonno, i rapporti di frequentazione delle nostre famiglie si sono affievoliti”. E poi: “Sia io che mia sorella Stefania abbiamo frequentato sempre di meno la Chiara anche perché crescendo iniziavamo ad avere esigenze diverse”, dichiarò il 13 agosto dinanzi alle Forze dell’ordine. “Chiara era una ragazza molto pudica. Era totalmente restia a parlare della sua vita e della sua intimità”, asserì Paola. Con Stefania, invece, pare che si confrontasse anche su tali argomenti: “Mi diceva che se avevo bisogno di confidarmi, bastava anche una telefonata”.

