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Omicidio Poggi, PERCHÉ ALBERTO STATI HA SCELTO IL RITO ABBREVIATO? È l’assenza di dibattimento in aula che l’ha portato alla condanna? “Sembrava deciso che dovesse andare così", era un copione già scritto?

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

  • Foto di: ANSA

8 agosto 2025

Omicidio Poggi, PERCHÉ ALBERTO STATI HA SCELTO IL RITO ABBREVIATO? È l’assenza di dibattimento in aula che l’ha portato alla condanna? “Sembrava deciso che dovesse andare così", era un copione già scritto?
Nel settimanale Giallo, diretto da Albina Perri, è proprio la direttrice a mettere nero su bianco i suoi dubbi sulla condanna di Alberto Stasi per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Una sentenza nata da un rito abbreviato scelto dai primi avvocati, e forse mai davvero utile alla difesa. La Perri ricostruisce il cambio di rotta del processo: da due assoluzioni a una condanna definitiva, pur in presenza di indizi "scarsi", come ammesso dallo stesso pm. Più che giustizia, sembra un copione già scritto. Ora che il vento potrebbe cambiare di nuovo, resta da chiedersi se finalmente si arriverà alla verità. O solo a una nuova versione…

Foto di: ANSA

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

A volte non è la verità a mancare, è il tempo per capirla. E altre volte ancora, è il vento che cambia direzione. Questo è quello che sembra essere accaduto nel processo contro Alberto Stasi, accusato dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi commesso nell’agosto del 2007. A dirlo è Albina Perri, giornalista di cronaca nera e direttrice del settimanale Giallo, che da anni segue da vicino il caso del delitto di Garlasco. "All'inizio dell'inchiesta Stasi aveva altri avvocati. La scelta del rito abbreviato fu loro. Penso che nella loro mente ci fosse proprio l'idea contraria: su Stasi c'era poco o nulla, inutile cercare altro a sua discolpa". Una strategia che in un primo momento sembrò funzionare: due giudici su tre gli danno ragione e lo assolvono per mancanza di prove. Fine della storia? Assolutamente no. Stasi cambia team: lascia i primi legali e si affida allo studio Giarda, uno dei più noti, con l'avvocato Giada Bocellari in prima linea. Ma la scelta del rito abbreviato rimane, con tutto ciò che comporta: niente processo ordinario, niente escussione completa dei testimoni, niente approfondimenti fuori dai binari della procedura.

Chiara Poggi
La copertina del settimanale Giallo Ansa

Poi arriva la Cassazione, e qui tutto si ribalta. "Il giudice del terzo grado ritenne di dover analizzare altro, ristudiare la camminata di Stasi in casa Poggi e la possibilità che non si fosse sporcato le scarpe". Da lì, tutto cambia. Tutto all’improvviso si rovescia. Anche se gli avvocati difensori presentano una consulenza che spiega come il sangue, al momento in cui Stasi sarebbe entrato in casa, fosse già secco e quindi non potesse attaccarsi alle scarpe, il giudice trova la perizia dell'accusa più convincente. Così, da una doppia assoluzione si arriva a una condanna. E il paradosso è servito: "Prima del giudizio finale, il pm Cetrangolo, chiudendo l'arringa, disse che a suo giudizio gli indizi contro Stasi restavano scarsi. Nonostante questo, Alberto venne condannato". Perché? La domanda resta ancora sospesa. "È come se a un certo punto il vento fosse cambiato. Da favorevole a contrario, senza che ci fosse un motivo davvero forte e convincente". Una sentenza già scritta? Forse. "Il rito abbreviato non ha aiutato Stasi a difendersi come avrebbe dovuto. Molte richieste della difesa vennero rifiutate. Sembrava deciso che dovesse andare così". Ma la difesa di Stasi non ha mai mollato. E oggi, tra nuove piste, dubbi riaperti e prove mai davvero sviscerate, qualcosa potrebbe cambiare ancora. "Il risultato del loro impegno è sotto gli occhi di tutti. Stiamo a vedere dove porterà".

Chiara Poggi
Chiara Poggi
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