«Non ho mai ricevuto né mille euro, né tantomeno un contatto di un pusher. Non c’è stato alcun pagamento, né diretto né indiretto». Così Federico Monzino, 30 anni, ribadisce la sua posizione sul cosiddetto “caso Bova”, in un’intervista esclusiva rilasciata a Roberto Alessi, direttore di Novella 2000. Una presa di posizione netta, con la quale Monzino risponde alle voci e agli articoli che lo accostano a una presunta tentata estorsione ai danni dell’attore Raoul Bova.
Monzino – esponente di una storica famiglia di imprenditori e membro del consiglio di amministrazione del cantiere Cranchi Yacht – si difende con fermezza: «Non ho mai avuto bisogno di soldi, e non mi sarei mai prestato a qualcosa del genere per convenienza personale. L’unica ragione per cui sono stato coinvolto è Martina (Ceretti, ndr), e chi mi conosce lo sa bene: l’ho fatto per lei, per affetto sincero, per dei sentimenti veri, non certo per ottenere qualcosa in cambio».
«Trovo estremamente grave – prosegue – che notizie infondate vengano fatte trapelare alla stampa, soprattutto considerando che, per legge, gli investigatori non possono divulgare informazioni su indagini in corso. Non accetto che vengano diffuse falsità che colpiscono la mia persona, la mia dignità e la mia famiglia». Il riferimento è all’articolo apparso su Repubblica che, riportando indiscrezioni attribuite agli investigatori, sostiene che Monzino avrebbe ceduto i messaggi di Bova a Corona in cambio di 1000 euro e il contatto di un pusher.

Monzino respinge con decisione anche ogni riferimento alla droga: «È qualcosa che mi ripugna. Non ho mai avuto contatti con quel mondo. Si tratta di accuse infondate, gravi e pericolose, che respingo con sdegno. Se servirà, valuterò azioni legali per tutelare la mia immagine».
Il coinvolgimento di Monzino è stato indirettamente confermato da Fabrizio Corona, che ha pubblicato sul suo podcast il materiale privato di Bova. «Corona sostiene che io e Martina gli avremmo inviato quei contenuti in cambio di soldi. Tutto falso. Nessuna richiesta, nessuna estorsione. Chiedo solo chiarezza e verità».

Sul piano personale, Monzino confida nel supporto del suo legale, l’avvocato penalista Sirio Serafinelli dello studio Tomaino e De Zan di Milano: «Sto vivendo un frullatore giudiziario e mediatico. Fortunatamente ho accanto un avvocato esperto e alcuni amici veri che mi sostengono».
Infine, un commento sulle accuse che lo vorrebbero coinvolto per una somma di appena mille euro: «Porto un cognome con una storia importante alle spalle. Vivo una vita molto agiata, non mi è mai mancato niente… Anzi ho spese praticamente illimitate… Perciò, è semplicemente assurdo pensare che potrei chiedere o avere bisogno di mille euro».
Il suo obiettivo, ora, è difendere la propria reputazione: «Non ho nulla da nascondere».