La Procura di Roma ha aperto un’indagine a carico dell’imprenditore milanese Federico Monzino, con l’accusa di tentata estorsione ai danni di Raoul Bova. Al centro del fascicolo, coordinato dagli inquirenti della Capitale, ci sono alcuni messaggi privati tra Bova e l’influencer Martina Ceretti, resi pubblici da Fabrizio Corona all’interno del suo format Falsissimo. Secondo quanto risulta, Bova e Ceretti avrebbero avuto una relazione all’insaputa della compagna dell’attore, Rocío Muñoz Morales. Monzino, che ha un legame personale con Ceretti e appartiene a una nota famiglia di imprenditori lombardi, sarebbe venuto in possesso di quei messaggi e li avrebbe usati per esercitare una forma di pressione su Bova. Ma c’è anche chi ha subito parlato di presunti reati commessi dall’ex re dei paparazzi, convinti del fatto che uno come Corona potesse utilizzare metodi non convenzionali pur di entrare in possesso di informazioni simile. Ma ci sono condotte imputabili a lui? E, se sì, quali? Lo abbiamo chiesto direttamente al suo avvocato, Ivano Chiesa, che ha chiarito come non ci siano margini per incolpare il suo assistito.

“Ricatto? Estorsione? Ma che domande sono? Le persone del mondo del giornalismo che insinuano che Fabrizio Corona ha fatto una presunta estorsione, perché al momento ci sono solo le parole di Raoul Bova, verranno querelate da parte mia e da parte di Fabrizio. Perché è ovvio che lui non c'entri assolutamente nulla, la devono finire. Il Fabrizio Corona di 15 anni fa non c'è più: ha già subito una condanna per estorsione inesistente, l’ha scontata e ha imparato come si fa a evitare il rischio di essere condannato per reati inesistenti. Gli ultimi 30 processi che ho fatto li ho vinti tutti io: o sono il più grande avvocato del mondo o ogni volta siamo davanti alla solita storia. Ricordo a tutti che l'estorsione per cui Fabrizio ha pagato è del 2007 e siamo nel 2025”.

E dal punto di vista della privacy? “Tutti ne parlano ma nessuno conosce la legge. La violazione della privacy diventa reato quando ci sono delle violazioni sui dati estremamente gravi e, in particolare, quando vengono carpiti i dati in maniera fraudolenta. Ma se, come ha dichiarato Fabrizio, la conversazione la manda una delle due persone protagoniste di quella chat, che fraudolenza c'è? Non ha carpito nulla, perché una delle persone direttamente interessate ha inviato quel materiale. Ma non solo, la ragazza è il soggetto a cui quella comunicazione è stata mandata, per cui nemmeno lei l’ha carpita in modo fraudolento. Lei, al limite, può avere commesso una violazione della privacy che però ha una rilevanza che si configura come illecito amministrativo. Chi ritiene che tutto ciò ci si possa configurare come reato ha una concezione un po’ grossolana di cosa sia la violazione della privacy. Non tutto ciò che può essere riprovevole per certi moralisti è penalmente rilevante, Ma c'è una differenza sostanziale tra il gossip e il diritto che a molti evidentemente sfugge. In Italia esiste il diritto di cronaca e i giornalisti lo dovrebbero sapere: il nostro legislatore costituente, avendo di fronte degli interessi costituzionalmente rilevanti come la libertà di stampa e la tutela della privacy, della riservatezza e dell'onorabilità della persona, ha sempre tutelato la prima. Davanti al diritto di cronaca cedono tutti gli altri e basta leggere i lavori parlamentari per capirlo, ma la maggior parte non legge nemmeno la costituzione”.