Angela Taccia è il nome che oggi spunta accanto a quello di Andrea Sempio nei documenti della procura di Pavia. Non solo per motivi professionali, è il suo legale, insieme al collega Massimo Lovati, ma anche perché di quella storia, e di quel gruppo di amici, ha fatto parte per davvero. Prima di diventare penalista, era semplicemente la ragazza che passava i sabati sera al pub Punto Zero, al fianco di Alessandro Biasibetti, il fidanzato del liceo. “Mi ero fidanzata con Alessandro, un compagno di classe. Mi portò a Garlasco, al Punto Zero, e mi disse: ‘Quelli sono i miei amici’. Erano tutti lì: Andrea Sempio, Marco Poggi, Mattia Capra, Roberto Freddi”, ha raccontato Taccia al settimanale Oggi. A 16 anni, Angela si trova così immersa nella cerchia di Marco Poggi, e dello stesso Sempio. Una frequentazione lunga, fatta di sabati sera e adolescenza, che si incrina solo nel 2013, quando la storia con Alessandro cambia direzione. “Lui cambiò. Non so cosa successe. Frequentava la facoltà di Legge, ma sembrava non interessargli più. Si allontanò da noi, finché un giorno ci lasciammo. Ancora non mi capacito che sia potuto cambiare così tanto. Quando abbiamo saputo che si era fatto frate domenicano, eravamo tutti un po’ disorientati”.

Nel frattempo, Andrea Sempio diventa per lei più che un volto tra tanti: diventa un assistito, e anche un simbolo di qualcosa da difendere. “Se Andrea ha ucciso Chiara, io smetto di fare l’avvocato e mi ritiro sulle montagne”, ha detto senza esitazioni. Per lei, quella possibilità non esiste nemmeno nei pensieri più remoti. Andrea, lo descrive così al tempo dell’adolescenza: “Particolare, con i capelli lunghi, le magliette dei gruppi metal e gli anfibi. Ma nonostante l’apparenza un po’ dura, usciva dai locali chiedendo ‘permesso’ e ‘scusi’, cedeva il passo agli anziani. Una volta si accorse di un grillo in difficoltà e rimase indietro per metterlo su una pianta. Notava persino le formiche in fila e ci diceva di non calpestarle”. Una descrizione tenera, quasi ingenua, di chi, secondo la Taccia, non avrebbe potuto nemmeno alzare la voce, figuriamoci colpire qualcuno. “Non sopportava la violenza, si turbava persino se qualcuno si azzuffava fuori dai locali… Lo difendo e non mollerò neanche morta. Mio marito capisce cosa provo e mi appoggia. Andrea è innocente. E quando questa storia finirà, spero che gli chiederanno tutti scusa”. Accadrà davvero?

