Diciotto anni. Tanto è passato da quel 13 agosto 2007 in cui Chiara Poggi fu trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco. Da allora, Alberto Stasi ha fatto avanti e indietro dalle aule di tribunale, dal carcere, dalla cronaca. Prima accusato, poi assolto, infine nel 2015 condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata. E anche se oggi è in regime di semilibertà, la storia giudiziaria non ha mai smesso di costargli. Economicamente, soprattutto. E ora che la vicenda è tornata a fare rumore, con nuovi elementi investigativi che gettano ombre sulla solidità della sua condanna, la domanda è una sola: quanto ha speso Alberto Stasi per la sua difesa, e da dove sono usciti tutti quei soldi? La cifra, diciamolo, è impressionante. A partire dal risarcimento che Stasi deve alla famiglia Poggi, stabilito in primo momento in 1,1 milioni di euro. Una somma ridotta poi, tramite accordo tra le parti, a circa 850.000 euro. Stando a quanto dichiarato da Rita Preda, madre di Chiara, ne sarebbe arrivata solo la metà. “Ma se dovesse emergere un errore giudiziario, sarei pronta a restituirli”, ha detto. Il che significherebbe che Stasi ha versato almeno 400.000 euro, e il resto è ancora lì, a galleggiare tra rate e promesse. Poi ci sono le spese processuali: almeno 200.000 euro pagati, o ancora da pagare, allo Stato per i periti nominati nei vari gradi di giudizio. A queste si sommano oltre 23.000 euro solo per l’avvio della difesa, nello studio Lucido, nei primi mesi dell’inchiesta. Ma il grosso resta fuori dai conti ufficiali. Si parla di un’assistenza legale protratta per quasi due decenni.

Stimare il totale è difficile, ma una cifra tra i 300.000 e i 500.000 euro solo per le parcelle degli avvocati potrebbe essere più che plausibile, considerando che Stasi ha avuto una delle difese più articolate e complesse degli ultimi casi di cronaca nera italiana. E poi c’è la detenzione. Un altro conto, apparentemente minore, ma che si accumula: 110 euro al mese per il mantenimento in carcere, pari a circa 20.000 euro da quando è stato incarcerato a Bollate. In parte coperti con il lavoro da centralinista, iniziato nel 2017, con uno stipendio di circa 1.000 euro mensili. Dal 2023 lavora come contabile fuori dal carcere, e il compenso stimato potrebbe aggirarsi intorno ai 1.400 euro al mese. Non abbastanza, comunque, per coprire tutto. Facendo un conto prudente, e per difetto, la somma spesa da Alberto Stasi dal 2007 è il totale di tutte le spese sopra elencate, senza contare gli interessi di eventuali prestiti. Di questa cifra, almeno 400.000 euro sono già stati versati alla famiglia Poggi, più 200.000 euro allo Stato, più oltre 20.000 per la detenzione, più le spese legali. E qui è facile pensare che ad aiutarlo sia stata la sua famiglia. Adesso che si inizia a ipotizzare un errore giudiziario, la domanda su quanto "costa" la giustizia torna più attuale che mai. Perché, colpevole o innocente, Alberto Stasi ha già pagato, anche in soldi, più di quanto ci si possa immaginare.

