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Omicidio Poggi, UN FORO VICINO ALL’ORECCHIO di Chiara? Possibile che sia stato inferto con un martello? E se l’assassino non fosse soltanto uno come le possibili armi utilizzate per il delitto di Garlasco?

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

  • Foto di: ANSA

7 agosto 2025

Omicidio Poggi, UN FORO VICINO ALL’ORECCHIO di Chiara? Possibile che sia stato inferto con un martello? E se l’assassino non fosse soltanto uno come le possibili armi utilizzate per il delitto di Garlasco?
Un foro piccolo, nascosto vicino all’orecchio, che non combacia con nessuna delle armi ipotizzate finora. È da lì che potrebbe ripartire il caso del delitto di Garlasco, riaperto a colpi di dichiarazioni scomode. L’avvocato di Alberto Stasi parla apertamente di più persone sulla scena del crimine, mentre la criminologa Bolzan rimette in discussione persino l’autopsia. Le ferite sul volto non convincono più, e quel dettaglio minuscolo, troppo spesso ignorato, potrebbe cambiare tutto. Forse non c’era solo un assassino. Forse non c’era solo un’arma. E forse, dopo diciotto anni, qualcosa bussa ancora da dentro quel silenzio…

Foto di: ANSA

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

«Sulla scena del crimine c’erano più persone». Antonio De Rensis non ha usato mezzi termini. L’avvocato di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, ha sganciato la bomba in diretta su Filorosso: «Dobbiamo aspettare, credo arriveranno molti accertamenti che susciteranno confronti piuttosto vivi». Tradotto: c’è dell’altro. Forse molto altro. E chi ha sempre pensato che il caso del delitto di Garlasco fosse chiuso, potrebbe aver parlato troppo presto. Le indagini avviate dalla difesa, con nuove analisi sui reperti e nuove perizie, devono ancora produrre carte ufficiali. Ma qualcosa bolle. Nel frattempo, dalla stessa puntata della trasmissione di Rai3 è arrivata un’altra voce che merita attenzione: quella della criminologa Flaminia Bolzan. L’esperta è tornata sull’autopsia effettuata nel 2007 da Marco Ballardini, il medico legale che per primo mise nero su bianco i dettagli delle ferite sul corpo di Chiara Poggi. A distanza di diciotto anni, sono proprio quei dettagli a non convincere più.

Chiara Poggi
Chiara Poggi Ansa

Secondo Bolzan, l’arma del delitto, che mai è stata ritrovata, potrebbe non essere affatto un martello. Almeno non uno solo. Le lesioni sugli occhi, ad esempio, «difficilmente possono essere state prodotte dalla parte fina del martello». Sembrano piuttosto «il risultato di un mezzo ad azione tagliente più fine». Come se qualcuno avesse voluto colpire con precisione chirurgica. Con intenzione. Ma il vero enigma è un altro. E non sta negli occhi, ma più giù. «C’è un foro di diametro molto piccolo all’altezza della tempia, vicino all’orecchio», ha dichiarato la criminologa. Una ferita che «mal si sposa con tutto il quadro descritto». Perché? Perché nessuna delle armi ipotizzate fino ad oggi può averla prodotta. Non un martello, non un coltello, non un oggetto contundente. E allora? Allora è possibile che ci fosse una terza arma. O una seconda persona. O tutte e due. Un buco. Piccolo, ma abbastanza grande da riaprire un caso sepolto da anni. Un dettaglio vicino all’orecchio. Un’ombra che non torna. Un colpo che non fa rumore, ma che potrebbe riscrivere tutta la scena del crimine.

Alberto Stasi
Alberto Stasi
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