“Quelle videoregistrazioni potevano costituire un alibi". E oggi non esistono più. Questo è il punto.” Flaminia Bolzan, criminologa, segue il caso Resinovich da tempo. E adesso, mentre la polizia postale scopre che la GoPro del marito Sebastiano Visintin, l’unico accusato di omicidio, è stata formattata proprio il 13 giugno 2023, la stessa data in cui il Gip di Trieste ha disposto nuove indagini, il dubbio si fa più grande. Più concreto. Più scomodo. “A prescindere dalla valutazione oggettiva delle motivazioni per cui si possa decidere o meno di formattare una memoria esterna, è chiaramente suggestiva la coincidenza delle tempistiche. Soprattutto perché, allo stato attuale, l’unico indagato per l’omicidio della signora Resinovich è proprio il marito”, ci ha spiegato a noi di MOW la Bolzan. La GoPro conteneva i video del 14 dicembre 2021, il giorno in cui Liliana Resinovich, 63 anni, è scomparsa. Quelle immagini, secondo la criminologa, avrebbero potuto chiarire la posizione di Sebastiano. Scagionarlo, forse. O inchiodarlo. Ma non ci sono più. La memoria è stata inizializzata. Azzerata. Il dettaglio è emerso da un’informativa della Polizia postale, che ha tracciato con precisione l’orario della cancellazione: le 20.37 di quel 13 giugno 2023. Non un giorno qualunque, ma proprio quello in cui il Gip Luigi Dainotti ha rigettato la richiesta di archiviazione del caso, ordinando di approfondire.

“Non mi stupisce nulla, è il solito Sebastiano”, dice il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, che da tempo contesta le versioni offerte dal marito della sorella. E aggiunge: “Anche il cellulare che ha regalato all’amica è stato formattato. Mi auguro che la Procura faccia con tempestività luce anche su questo aspetto”. Ma è la voce della criminologa a inchiodare il momento. A mostrarlo per quello che potrebbe essere: non un gesto qualunque, ma la distruzione di un possibile alibi. La tempistica è troppo precisa per non essere notata. Se quelle immagini esistevano ancora, e sono state cancellate proprio quando si riapre il caso, significa una cosa sola: che si temeva quello che potevano mostrare. La famiglia di Liliana da tempo chiede risposte. E Silvia Radin, cugina della vittima, lo dice chiaramente: “Abbiamo sempre detto che c’erano delle incongruenze. Quello che è stato distrutto, probabilmente, è stato cancellato per evitare che la verità saltasse fuori”. "Queste novità ci danno speranza, se non altro perché finalmente siamo stati ascoltati e non additati come i pazzi della situazione. Se Sebastiano ha cancellato il contenuto della GoPro, probabilmente aveva qualcosa da nascondere. È un mio pensiero, certo. Ma la Procura ora ha il dovere di accertarlo”. E lo stesso Visintin, ora più che mai, è chiamato a spiegare. Di fronte a un giudice, di fronte a una telecamera che forse, un giorno, poteva salvarlo. O condannarlo. Adesso, la trasparenza potrebbe passare da un vuoto. Da una scheda formattata. Da una domanda che resta appesa: cosa c’era in quella GoPro?
