Sono passate più di due settimane dall'arresto di Matteo Messina Denaro e il turbine di speculazioni che ha circondato la cattura del latitante dopo tre decenni non si è ancora spento. Il dibattito è sempre lo stesso, tra chi suggerisce un accordo tra Stato e mafia e chi insiste sul fatto che l'arresto sia una riuscita operazione di polizia. Intanto che nella vicenda entra a gamba tesa Lorenzo Lentini, giudice motociclista specializzato in reati finanziari del Tribunale di Milano, con un passato in Consob, e originario proprio di Campobello di Mazara. “Lo Stato si interroghi, contro la mafia serve un’alternativa vera. Ho un legame personale con alcune delle persone coinvolte, il che rende questa situazione particolarmente difficile", le sue parole al Corriere.
Non a caso, nella prima intervista rilasciata, il giudice esprime solidarietà alle persone colpite dall'intensa attenzione mediatica. “Mia madre non è più uscita di casa dopo il suo arresto, anche se mio padre ha iniziato a farlo negli ultimi giorni. Non è difficile mantenere un profilo basso e sfuggire all'individuazione con un po' di accortezza – fa sapere poi, sulla presunta omertà - non posso escludere di aver anche stretto la mano al capomafia durante una recente visita, visto che il suo volto, distorto dalla malattia, non era riconoscibile”. E ancora: “Le persone che vengono intervistate non sono pazze. Non vanno ridicolizzate. Sono persone che hanno fatto i loro conti, di convenienza, che ritengono per qualche motivo che la presenza di quel soggetto fosse garanzia di introiti economici per il territorio o di maggiore sicurezza. Se uno dice pubblicamente certe cose dimostra di non credere nello Stato, ma nell’anti-Stato. Ecco, lo Stato dovrebbe farsi più di una domanda”. E sottolinea: “Senza un piano globale per la regione meridionale, la questione non sarà mai completamente risolta. Quando un leader se ne andrà, un altro prenderà il suo posto”, chiarendo sull’arresto, che non coglie di sorpresa: “Era prevedibile, visto la latitanza a Castelvetrano. Comunque sia, non ho esultato. Si tratta di provvedimenti giudiziari che vanno eseguiti. Non è una partita di calcio”.