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Il rapimento di Berlusconi, l’agenda rossa di Borsellino e le altre bombe sulla mafia del pentito Mutolo a “Non è l’Arena”

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

30 gennaio 2023

Il rapimento di Berlusconi, l’agenda rossa di Borsellino e le altre bombe sulla mafia del pentito Mutolo a “Non è l’Arena” [VIDEO]
Dopo Salvatore Baiardo, è tornato a parlare di mafia il pentito Gaspare Mutolo, a suo tempo molto vicino a Totò Riina. Molto scettico sulla “autenticità” dell’arresto di Matteo Messina Denaro, Mutolo ha fatto riferimento anche a Silvio Berlusconi e all’agenda rossa di Paolo Borsellino. Ecco tutte le “bombe” (e le risposte non necessariamente chiare e definitive) sentite a “Non è l’Arena” su La7

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Dopo le rivelazioni (o comunque le dichiarazioni) sull’arresto di Matteo Messina Denaro da parte di Salvatore Baiardo, a “Non è l’Arena” su La7 è stata la volta del pentito Gaspare Mutolo, molto vicino a Totò Riina all’epoca delle stragi di mafia (“ha ucciso molte persone per Totò Riina – ha detto il conduttore Massimo Giletti – e sapeva anche qual era il suo rifugio”).

Dopo essersi mostrato apparentemente molto scettico sulla “autenticità” dell’arresto dell’ultimo boss a Palermo, Mutolo ha parlato anche e soprattutto di Silvio Berlusconi e dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, con interventi di corredo per bocca di Peter Gomez, Sandra Amurri e Alessandro Sallusti. Ecco alcune delle questioni emerse, come spesso accade senza una risposta definitiva (anzi, come altrettanto spesso accade, con risposte poco definite se non proprio sfuggenti).

C’è qualcosa di “strano” dietro l’arresto di Matteo Messina Denaro?

“Per esperienza – le parole di Mutolo – posso dire che per ogni arresto c’è una regia, una preoccupazione, una paura. Mi è sembrato come un appuntamento, e che l’hanno portato tranquillamente in macchina. Non c’era quell’agitazione come quando si arresta un boss.

Gaspare Mutolo e Matteo Messina Denaro
Gaspare Mutolo e Matteo Messina Denaro

Messina Denaro è stato venduto?

Mutolo non ha risposto chiaramente: “Io sogno, come diceva Falcone, una mafia fenomeno umano che ha un inizio e una fine. Io spero tanto – ha detto il pentito – che questo sia l’inizio della fine. La cattura di Matteo Messina Denaro può effettivamente chiudere un cerchio che dura da più di 30 anni”.

C’entra Berlusconi con le stragi di mafia?

A Silvio Berlusconi hanno alluso i fratelli Graviano, in carcere. Le sentenze non lo hanno accertato e li hanno di fatto smentiti, perché l’unica verità processuale è la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa del solo Marcello Dell’Utri, per quanto uomo vicinissimo al leader di Forza Italia. Possibile, si chiede Gomez, che i rapporti con la mafia ci siano stati solo prima della discesa in campo (ossia in politica)?

Per Sallusti è un teorema: “Berlusconi è stato assolto con formula piena, se questa storiella fosse vera Berlusconi sarebbe al 41 bis”. Gomez ha risposto che c’è ancora un procedimento in corso, anche se potrebbe finire con l’archiviazione”.

È vero che Berlusconi doveva essere rapito?

“Sissignore”, per Mutolo. Per lui Berlusconi “non andava contro i mafiosi, andava contro i collaboratori”, “perché lui ha stravolto la legge che fecero Falcone e Borsellino sui collaboratori. Falcone e Borsellino cercavano di fare nascere i collaboratori e farli diventare come Mutolo, il dottor Berlusconi ha cambiato le leggi e ai nomi che avevano cambiato ha portato tutti i precedenti. Cioè io mi chiamavo Fiore e a un certo punto grazie a Berlusconi […] mi portò tutti i precedenti che aveva Mutolo, quindi – secondo il pentito – tutti [noi] collaboratori siamo stati rovinati, ci hanno messi in condizione di non poter più collaborare”.

berlusconi con dell'utri negli anni Settanta
Berlusconi con Dell'Utri negli anni Settanta

Perché Berlusconi doveva essere rapito?

Secondo Mutolo “per i soldi, perché si sapeva che era un uomo ricco e allora i mafiosi di Palermo (Bontate, Badalamenti e altri) ci avevano pensato”. Mutolo era stato mandato con altri a Milano: “Eravamo 16 persone, tutti mafiosi, eravamo quasi pronti per prenderlo, e a un certo punto ci fu l’ordine di tornare a Palermo perché avevano trovato l’accordo (il dottor Dell’Ultri e altri) e allora è nato il famoso stalliere Vittorio Mangano, che era una bandiera palermitana per dire agli altri sequestratori «non toccate Berlusconi»”.

Per Gomez Berlusconi avrebbe versato per anni soldi a Bontate: “Dobbiamo prendere atto che abbiamo un leader politico che, mentre altri combattevano la mafia, lui ci faceva accordi (per non essere rapito, con riferimento al 1974, ndr)”.

Esisteva e che fine ha fatto l’agenda rossa di Paolo Borsellino?

Mutolo sostiene di averla vista direttamente, da pentito, durante i colloqui con il magistrato: “Ci segnava i rapporti tra mafia e politica. Non voleva verbalizzare, non aveva fiducia (dopo Capaci, sottolinea Amurri, ndr)”.

Falcone e Borsellino
Falcone e Borsellino

L’agenda rossa di Borsellino è finita in mano a Messina Denaro?

“Non voglio parlare di lui”, diceva due anni fa Baiardo sempre a Giletti nello speciale Abbattiamoli (“si tolse addirittura il microfono perché insistevo”, ha raccontato il conduttore)”. Poi però, a novembre prima dell’arresto del boss e la scorsa settimana dopo l’arresto, ha parlato, dicendo anche di aver visto di persona la copia di alcune parti dell’agenda. Sono cambiate le condizioni e perché?

Gomez è convinto che il documento non sia finito in mano a Messina Denaro, anche se “sicuramente dà potere, come danno potere tutti i documenti che sarebbero stati conservati nella cassaforte di Riina (il cui covo incredibilmente non fu perquisito, ndr). Arrestato Provenzano, sono stati trovati 300 pizzini, che erano sono gli ultimi, grazie a quelli è stato sgominato un pezzo di Stato connesso con la mafia”.

La borsa di Borsellino portata via dopo l'attentato
La borsa di Borsellino portata via dopo l'attentato

Le istituzioni sono corrotte e colluse con la mafia?

Per Mutolo “nelle istituzioni ci sono tantissime persone perbene, ma bastano pochissime persone […] che logicamente ci sono tanti uomini che soffrono (il riferimento è al compianto prefetto Fulvio Sodano, trasferito da Trapani a quanto risulterebbe dagli atti per volontà dell’ex senatore D’Alì, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ndr)”.

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