Con i combattimenti nel Donbass che proseguono e si intensificano, torna di grande attualità il tema dei nostri connazionali impegnati come “foreign fighters” in guerra. Il direttore di MOW Moreno Pisto è andato a cercare notizie e commenti riguardo a quelli che sono i mercenario italiani più noto tra quelli attualmente presenti in Donbass, tra cui Andrea Palmeri e Gabriele Carugati.
La ricerca è passata anche attraverso un maestro di sambo (arte marziale russa) condannato a due anni e otto mesi per mercenariato: ci siamo infiltrati in uno dei corsi di combattimento che potrebbero essere usati per il reclutamento degli aspiranti miliziani, entrando in contatto diretto con il presunto reclutatore. Che apparentemente sa più cose di quelle che riusciamo a farci raccontare. Ci invita a riflettere ("Pensaci, pensaci, fai due conti"), ma poi quando facciamo troppe domande sui reclutamenti si insospettisce e inizia a negare ("Sinceramente io c'entro poco con quella storia lì").
Sembra incredibile, ma sono ancora molti gli italiani che vorrebbero arruolarsi tra i legionari. Uomini convinti da ideologie politiche estreme e pronti a combattere sul fronte ucraino, come Palmeri, Carugati e Massimiliano "Spartaco" Cavalleri, che già nel 2015 raccontavano delle loro attività proprio nelle trincee del Donbass: "Quando combatto, quando sparo - diceva Cavalleri ai microfoni di Mediaset - io vedo sì gli ucraini, ma vedo anche Bruxelles, vedo i politici italiani".
"Il nemico mio - aveva detto da parte sua Palmeri - non sono gli ucraini, non sono gli americani come popolo. Sono questa... il mondialismo"
Attualmente i mercenari italiani che rischiano la vita in Ucraina sono poche decine: se il veneziano Edy Ongaro – 46enne rimasto ucciso in una trincea di Adveevka, nella regione allargata di Donetsk, colpito da una bomba a mano – si dichiarava comunista, Palmeri, 42 anni, è un punto di riferimento per chi combatte sul fronte di estrema destra. Condannato in primo grado per mercenariato, è a Luhansk da molto tempo: da tutti è conosciuto con il soprannome esplicativo “Il Generalissimo” da quando era capo ultrà della Lucchese.
“Venne salutato con entusiasmo al suo arrivo – riferisce il Corriere – dal governatore dell’autoproclamata repubblica autonoma di Donetsk nel 2014: «Un vero fascista italiano si è unito alla nostra milizia!» Da allora ha raccolto fondi e addestrato soldati di ventura, è stato un apripista per la nuova brigata internazionale”.
Sulle spalle del toscano Palmeri – riporta Il Giorno – ci sono un mandato di arresto europeo e una condanna a 5 anni di carcere nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Genova su reclutatori e mercenari nel Donbass. L’indagine aveva coinvolto anche i lombardi Massimiliano Cavalleri e Gabriele Carugati, che si troverebbero ancora nella regione flagellata da anni di guerra, raggiunta nel 2014.
Loro non possono più rientrare in Italia, pena l'arresto. E allora abbiamo provato a contattarli anche tramite i parenti. Parenti che hanno paura per questi ragazzi in prima linea, ma che dopo anni di battaglia hanno deciso di condividere le loro scelte.
"In questo momento - ci dice il padre di Carugati - preferiamo avere un profilo bassissimo. C'è in giro uno di Milano, ucraino, che vorrebbe cercare i filorussi per andare a sistemare i conti".
I combattenti non vedono i propri cari da molto tempo: "Lui come padre - le parole della compagna di Palmeri - è sempre stato presente. Ovviamente manca tantissimo al suo figliolo, però la situazione è questa ed è così".
Ma la donna condivide la scelta di Palmeri di andare in Donbass a combattere? “Ora sì. Prima - sottolinea - non capivo la situazione”.
E lei non è l'unica ad aver cambiato idea: "Prima del 2014 - dice Carugati senior - ero un convinto atlantista e americanista. Poi ho cambiato totalmente idea, perché ho capito che la verità non è da una parte sola. Cioè noi non possiamo esportare la democrazia. La democrazia un popolo se la deve conquistare".
Qui sotto il video del servizio andato in onda a Zona Bianca su Rete 4.