Luigi Di Maio ha lasciato il M5S fondando “Insieme per il futuro”, e non mancano gli attacchi e le accuse di incoerenza sulla base di frasi dette in un passato non certo remoto. E a proposito di passato, quello da bibitaro del “povero” ministro sembra non abbandonarlo mai, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: bibitaro o no, Giggino ora si è messo in proprio con una “forza politica che non sarà personale”. Sulla vicenda abbiamo interpellato Carlo Calenda (Azione), soprattutto in merito a una dichiarazione dell’ex cinque stelle risalente al 2017, quando aveva detto che un’uscita dal partito doveva essere accompagnata dalle dimissioni e da una rielezione da parte dei cittadini.
Calenda lei cosa pensa di queste parole del ministro Di Maio? Si è sbugiardato?
Di Maio si è sbugiardato talmente tante volte su tanti altri temi per cui non mi sorprende questa cosa. Il movimento cinque stelle è stato fatto da persone che dovevano rinnovare la politica italiana e sono diventati il peggiore esempio di casta che si possa immaginare quindi non mi sorprende.
Lo ha seguito il discorso di addio che Di Maio ha tenuto all’Hotel Bernini di Roma?
No no, non l’ho visto. Cerco di evitare di guardare Di Maio perché la vita è breve e il tempo è prezioso.
Questa ricorda una di quelle battute in stile governatore De Luca che negli anni è andato giù pesante su Di Maio (“Di Maio, il solo nome mi provoca reazioni di istinto” oppure “doveva fare il carpentiere; è uno sfaccendato, chiedeva al papà i soldi per la pizza e la birra; Di Maio ha spiegato il reddito di cittadinanza e non ci ho capito niente”). Ma incredibilmente sembra che De Luca, questa volta, abbia scelto la via della pace sostenendo che “se parla di concretezza, di rifiuto della demagogia, se ricorda a me che uno non vale uno, io che c'ero arrivato dieci anni fa per la verità, forse ci poteva arrivare un po' prima, ma meglio tardi che mai, dico di sì”. Calenda secondo lei ci sarà un futuro roseo per Di Maio? Manterrà le promesse evitando personalismi ed ergendosi sempre in favore della verità e del rispetto che merita il popolo a cui si rivolge?
Io dico questo, purtroppo è ministro degli esteri e considero che tutte le cose che ha sempre detto se le sia sempre rimangiate, quindi la parola di una persona non ha valore è inutile ascoltarla, un giorno dice una cosa, il giorno successivo un’altra ancora.
Secondo lei, dato il momento storico-politico che stiamo attraversando, quella di Di Maio è stata la scelta politica giusta da fare?
Credo che non gli importi niente, probabilmente c’era un problema che riguardava i due mandati e lo ha risolto in questo modo. Non gliene è mai importato niente alla fine, appropriato non appropriato, sono nati per farsi i fatti loro alla fine. Questa è la conclusione triste soprattutto per tanti italiani che ci hanno creduto in buona fede. Cosa le devo dire, non sono nemmeno interessato anche perché ora sono a Bruxelles a votare su una questione delle emissioni e sono davvero poco interessato a questa vicenda.
Dal momento che il tema della transizione energetica entro il 2035 è sempre in evoluzione le faccio una domanda: essendo noi tra i principali produttori di carburanti sintetici (diesel), questo passaggio totale all’elettrico come vorrebbe l’Ue quanto penalizzerebbe il nostro Paese?
Esattamente, noi siamo i principali produttori e le dico che il problema dei motori a combustione è che utilizzano anche le biobenzine e i biocarburanti. Questo è un tema che è stato trattato con superficialità. Discutere su come si raggiunge il processo di transizione va fa fatto ma non sta all’Ue decidere. Crede che il 2035 sia lontano? Non lo è se pensiamo in termini di investimenti perché se tu lo imponi succede che le fabbriche chiudono istantaneamente, parliamo di oltre 100 mila persone che lavorano.
Di seguito la puntata di BlackList x MOW con l'intervista a Carlo Calenda.