Da settimane soffiano venti di tempesta sull'Eurovision Song Contest, la manifestazione canora europea in programma a Torino il prossimo 10, 12 e 14 maggio (che ieri ha scelto, e senza sorpresa, anche il suo rappresentante per San Marino, alias Achille Lauro). L'evento, che aspettavamo con trepidazione (e che torna in Italia a 31 anni dall'infelice esperienza di Roma), ci riserva però già un'amara sorpresa.
Tutto è iniziato il 26 gennaio, con un bando del Comune piemontese, tramite il quale "reclutare" volontari (a supporto dell'evento) per mansioni di vario genere, mansioni però non consone a un personale non specializzato.
Alla fine si sono presentati in dodicimila per 600 posti (tra loro anche chi ha contribuito alla realizzazione di Torino 2006), tanto che considerata l'elevata richiesta, a essere presi saranno di sicuro un migliaio. Ma il fatto che queste persone non siano pagate, e che sostituiscano nel contempo professionisti del settore, ha scatenato la preoccupazione sacrosanta di diverse realtà dello spettacolo, tra cui Bauli in Piazza (associazione di promozione sociale a sostegno dei lavoratori dello spettacolo), che fa notare - tra i primi e pubblicamente - la presenza di ruoli incompatibili per una semplice attività di volontariato, come ordine e sicurezza. Osservazioni legittime, che soltanto dopo settimane vengono accolte dal Consiglio del Comune di Torino, con un timido dietrofront (per ora solo a chiacchiere) riguardante alcuni punti in esame. Ma carta canta (quella del bando, s'intende), la nebbia sulla questione è ancora ben lontana dal dissolversi.
Così, per chiarire alcuni aspetti del fattaccio, abbiamo parlato con la presidente di Bauli in Piazza, Silvia Comand.
Con la vostra notazione pubblica (etichettata da alcuni come sterile polemica) s'inizia finalmente a far luce sull'impiego dei volontari all'Eurovision.
Chiarisco subito un punto fondamentale: la lettera che abbiamo indirizzato, in prima battuta al Comune di Torino e successivamente anche alla Prefettura e Questura (allargando così la cerchia dei nostri interlocutori) è stata da principio una semplice richiesta di informazioni. Abbiamo visto questa call di volontari per la manifestazione, e leggendo il testo della "chiamata" ci siamo subito accorti che l'elenco dei compiti destinati al volontariato erano piuttosto delicati sia per numero di richiesta che per semplice attività in sé. Quindi abbiamo sollecitato opportune spiegazioni, senza per questo presupporre che qualcosa non vada a tutti i costi, sottolineando anche, nel frattempo, che in questo momento è decisamente inopportuno coinvolgere persone senza una retribuzione per un evento così importante. Questo - l'abbiamo aggiunto nella missiva - è un mancato segnale in tema di lavoro, e per un comparto, quello dello spettacolo, segnato profondamente dalla pandemia e dai suoi effetti. Per settimane non abbiamo ricevuto però alcuna risposta.
Intanto c'è chi sostiene che non avete ben compreso lo spirito della manifestazione, ossia che i volontari sono parte dell'evento. Come replicherebbe?
Ho letto la questione che hanno sollevato alcuni suoi colleghi... Vede, sono in disaccordo totale, questo è un settore fatto da professionalità specializzate, e soprattutto in questo momento, dopo due anni di stop&go, c'è proprio bisogno di serietà, e nel rispetto dei lavoratori dello spettacolo che hanno perso anche il lavoro e si sono dovuti spostare in altri ambiti professionali, e pure per una questione di sicurezza per un comparto intero che si mette in moto. Quindi, dopo tutte le difficoltà vissute, ci sembra invece ancora più doveroso sottolineare il rispetto per il lavoro specializzato, formato e retribuito. È vero, ci sono grandi manifestazioni che richiamano volontari - come abbiamo visto alle recenti Olimpiadi - ma è anche vero che il coinvolgimento di questi volontari è molto inquadrato e più che altro scenografico. Il problema di Torino è nelle incombenze indicate nella call del Comune, attività specifiche e non demandabili a personale volontario.
Ho letto attentamente il bando, le mansioni richieste prevedono anche un periodo di formazione, e pure abbastanza lungo, altro che semplice ausilio alle figure professionali, come sostiene il Comune di Torino.
Esattamente, è come dice, i ruoli da ricoprire sono alquanto delicati e importanti. Parliamo addirittura di trasporti, gestione di flussi e servizi al pubblico interni alle sedi e nelle aree esterne, informazioni sulle sedi e turistiche, accoglienza delegazioni, presidi sala stampa e delegation area, accrediti, collaborazione in segreteria volontari, attaché che prevede di entrare in contatto con una delegazione designata... Insomma compiti che richiedono una formazione di tutto rispetto, e di conseguenza l'allarme era ed è più che legittimo. A questo punto speriamo in un vero continuo di discussione costruttiva, scongiurando ciò che abbiamo fiutato all'inizio, e che speriamo venga smentito nei fatti. D'altra parte noi non abbiamo mai agito con vena polemica, ma nel semplice interesse dei lavoratori. In fondo ci sembra più che legittimo: chi lavora deve essere pagato.