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Sanremo, Mattarella e
la generazione perduta: i veri “invisibili”
sono i ventenni italiani (manganellati)

  • di Francesco Mazza Francesco Mazza

4 febbraio 2022

Sanremo, Mattarella e la generazione perduta: i veri “invisibili” sono i ventenni italiani
Non c’è più la sinistra, ridotta ai calzini arcobaleno. Ai sindacati le nuove generazioni non interessano. Le possibilità del web in Italia si riducono a lavoro sottopagato. Così i giovani si ipnotizzano con Sanremo come nuova forma di Blue Whale (un suicidio collettivo) e la disperazione li ha ridotti ad accontentarsi di un Sangiovanni qualsiasi, incapaci persino di sognare

di Francesco Mazza Francesco Mazza

In questo mondo in cui ogni minoranza gode di almeno una decina di hashtag su Twitter in sua difesa, stupisce che nessuno, ma proprio nessuno, sia impegnato a difendere la minoranza più disperata sulla faccia della Terra: i ventenni italiani di oggi, perfettamente rappresentati dai ragazzi gonfiati di manganellate a Milano e Torino la settimana scorsa. Ancora vent’anni fa, davanti alla cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”, un simpatico eufemismo per descrivere il meccanismo secondo cui gli studenti vengono legalmente sfruttati come manodopera sottopagata o gratuita, c’era ancora un Bertinotti che avrebbe fatto un casino, magari minacciando di far cadere un governo. Poi non lo avrebbe fatto, ovvio, ma almeno ci sarebbe stato di che divertirsi.

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Oggi invece quel che resta della sinistra italiana, tra un calzino arcobaleno e un * (asterisco inclusivo), fa uscire giusto qualche vagito a margine per poi continuare a parlare d’altro, come se lo sfruttamento economico fosse un dato di fatto che bisogna essere scemi per meravigliarsene ancora, come se la morte di un diciottenne durante uno stage organizzato in ambito scolastico non fosse una ferita intollerabile per la coscienza di chiunque. Il messaggio, insomma, è chiaro: cari giovani, fornicate come e con chi volete, alla bisogna cambiate e ricambiate sesso, ma non azzardatevi a mettere in dubbio lo status quo economico, perché non possiamo aiutarvi, e se siete poveri, peggio per voi.  Certo, la situazione non è facile per nessuno: gli stipendi più bassi di tutta l’area Ocse, la mancata crescita, il debito pubblico in continuo aumento; ma un conto è se posso contare su quanto costruito nel passato, un altro è se, con tutte queste pistole puntate alla tempia, devo costruirmi da zero il futuro. Un futuro, tra l’altro, la cui svendita è l’unica ricetta utilizzata dalla politica per far fronte alle crisi che negli ultimi due decenni si sono susseguite. E come possono opporsi, i ventenni, alla continua ipoteca di quel futuro, posto che la politica li vede come nemici da abbattere e non, come nel resto del mondo occidentale, risorse su cui investire? 

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Ai sindacati i ventenni non interessano, del resto i leader hanno l’età dei loro nonni e ai loro nonni si rivolgono difendendone le pensioni sempre e comunque, indovinate a scapito di chi. Se provano a utilizzare il virtuale, per esempio postando appelli sui social, si beccano le reprimende dei boomer che li accusano di confondere il mondo virtuale con quello reale e di non essere capaci di iniziative concrete; se prendono iniziative concrete, e scendono in piazza a protestare per qualcosa di drammaticamente serio, la polizia organizza loro un comitato di benvenuto stile anni di piombo, la stessa polizia che per mesi ha tollerato di tutto da parte dei no vax. E il Ministro dell’Interno è libero di cavarsela con una giustificazione ridicola – “c’erano degli infiltrati”, laddove le immagini mostrano impietose i ragazzi e le ragazze inermi con il cranio aperto in due come le foche - senza che nessuno ne chieda seriamente le dimissioni, senza che il neoeletto Presidente della Repubblica dedichi all’argomento nemmeno una riga del suo discorso inaugurale.

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Si dice che hanno dalla loro il digitale, le fantomatiche “possibilità” offerte dal web: peccato che in Italia quelle possibilità non siano impieghi altisonanti in start-up di successo (siamo, da anni, stabilmente ultimi in Europa), ma robaccia alienante e sottopagata in azienducole di provincia quando va bene, o i gironi danteschi dei rider in fila davanti ai ristoranti quando va male.

Si è scritto tanto della generazione dei trenta-quarantenni, i Millennial nati negli anni ’80 che si sono trovati improvvisamente a fare i conti con un mondo completamente diverso da quello in cui erano cresciuti: ma quella generazione ha vissuto due-tre decenni buoni, e ha potuto perlomeno sperare di realizzare i propri sogni. Questa invece non ha sogni infranti, perché è persino incapace di sognare: e la prova sta tutta nei dati di ascolto di Sanremo.

Un tempo i giovani da Sanremo e dal Baudo catodico fuggivano, oggi lo share nella fascia di età 15-24 supera il 70%, una sorta di suicidio collettivo, altro che Blue Whale: e allora capisci che è finita sul serio, la disperazione li ha ridotti ad accontentarsi di un Sangiovanni qualsiasi, rendendoli incapaci perfino di elaborare un immaginario che non sia quello che Maria De Filippi ha scelto per loro.

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