Che sia traballate, già finita o futuro dell'Italia, l'alleanza fra il Partito Democratico di Enrico Letta e Azione di Carlo Calenda è il tema politico delle ultime ore. Motivo per cui, dopo mesi (e anni) in cui Calenda è comparso più come una figura laterale, di supporto, parallela agli sviluppi centrali della politica interna italiana, e dopo la sconfitta alle amministrative come sindaco di Roma, adesso la sua figura è molto più focale nel dibattito politico italiano. Non che ci sia bisogno di presentare e raccontare ancora una volta un personaggio che, comunque, pur senza squilli à la Salvini o à la Renzi, ha detto la sua - soprattutto spingendo su questioni progressiste. Ma fra tutti gli argomenti e le dinamiche di cui si è parlato, spesso passa in secondo piano il passato che ha avuto Carlo Calenda prima di diventare un nome della politica italiana.
Soprattutto, si è sempre parlato poco del suo periodo come manager di Ferrari. E da Peter Gomez, giornalista de Il fatto quotidiano e conduttore della trasmissione La confessione su Nove, lo stesso segretario di Azione e europarlamentare aveva raccontato un aneddoto importante sul suo passato nell'azienda di Maranello.
“Se sono entrato in Ferrari grazie al mio cognome? Sì, perché mio padre era stato in classe con Montezemolo, che all’epoca era presidente di Maranello, ma sono partito da uno stage di un anno non pagato”. Con queste parole Calenda aveva raccontato a Gomez un dettaglio del suo passato manageriale in una delle aziende più importanti del Made in Italy. Una storia che era emersa parlando dei rapporti dell'attuale politico con Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari nel 1998, anno in cui il venticinquenne Calenda, romano, venne assunto nell'azienda di automotive di Maranello. "Io ho incontrato Montezemolo quando ho iniziato alla Ferrari, ho fatto cinque anni, dal 1998 sono entrato con uno stage e poi piano piano, ho fatto l’impiegato, il funzionario: è stato lì che si è costruito un rapporto”, ha spiegato il leader di Azone.
Morale della favola. Calenda è entrato in Ferrari con una raccomadazione, ma poi il resto è stato tutto farina del suo sacco. Una storia già sentita no?